39 Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40 Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41 Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42 «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43 Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44 Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45 Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46 E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
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COMMENTO
La preghiera è la fonte e l’apice della nostra fede. Senza la preghiera siamo da soli e la tentazione è proprio questo pericolo, di essere noi stessi la guida della nostra vita. Per questo è di straordinaria bellezza e potenza la preghiera di Gesù, sia per la sua umiltà, sia per l’affidamento radicale e totale alla volontà divina.
In questo supremo momento di prova sembra evidente e giusta la richiesta dell’allontanamento del calice (ver. 42). Ma appunto la preghiera adempie il desiderio che si compia “non la mia, ma la tua volontà” (ver. 42).
Il conforto che gli dona l’angelo è drammaticamente accompagnato dal sudore sanguinante che cade a terra. In Gesù l’angoscia e l’obbedienza sono il segno, nella preghiera, della suo totale affidamento al Padre
Terminata la preghiera, Gesù trova i discepoli “che dormivano per la tristezza”. Per questo, egli chiede loro che si alzino e preghino, “per non entrare in tentazione”.
In lui si fondono mirabilmente il sacrificio e l’obbedienza al Padre.
Facciamo dunque nostro il suo invito: “Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”.
E’ impressionante la diversità tra la superficiale sicurezza ostentata da Pietro (ver. 33) e la meravigliosa obbedienza di Gesù.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Francesco e Giovanni