35 Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36 Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37 Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38 Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».
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Sento opportuno richiamare alla memoria il brano di Luca 14,25-33 dove Gesù ci diceva che chi “non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (v.33). Questo insegnamento il Signore lo accompagnava con due immagini astruse: il costruttore di una torre che prima di costruire calcola la spesa per vedere se ha i mezzi per portarla a termine (v.28-30). Nella seconda parabola si parla di un re che deve domandarsi bene “se può affrontare con 10.000 uomini chi gli viene incontro con 20.000” (v.31-32). Dunque lo splendido assurdo è che per avere molte forze e molte risorse bisogna rinunciare a tutto quello che si ha.
Mi sembra che quelle figure ritornino oggi a noi molto importanti. Ai vv.31-34, che precedono il testo di oggi, Gesù ammonisce Simon Pietro ricordandogli che, pur con il peccato del tradimento, la sua fede non verrà meno ed egli potrà confermare in questa stessa fede i suoi fratelli. Pietro diventa oggi, in certo senso, l’icona del cristiano: cede e viene vinto dal Satana, ma il Signore prega per lui.
E’ molto importante accogliere con forza questo annuncio: non c’è contraddizione tra cristiano e peccatore perché Gesù è venuto per liberare il cristiano dalle prigionie di ogni male. Il cristiano più che un virtuoso è un salvato. Il compito del cristiano è raccogliere tutte le realtà in cui vive, tutte le fedi religiose, tutte le interpretazioni della vita nella luce e nella potenza del Vangelo.
Mi piace qui ricordare che anche Maria di Nazaret, nel divino canto del Magnificat, afferma che il Signore ha guardato alla miseria della sua serva, e ha fatto in lei e per lei meraviglie. Per questo ella sarà detta “beata”. Ed è per questo che il Signore deve correggere l’interpretazione che i suoi discepoli daranno a quella spada che in Luca 22,36 diceva doversi procurare.
Le due spade, che al v.38 i discepoli, gli mostrano, non sono figura delle potenze e delle violenze del mondo. Sono la figura della grande avventura della nuova potenza della fede di Gesù che noi cristiani dobbiamo annunciare. Come peccatori amati e salvati dovremo offrirli a tutta la creazione e a tutta la storia.
Dio ti benedica e tu benedicimi. Tuo Giovanni