10 Stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. 11 C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. 12 Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». 13 Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
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COMMENTO
Ci è sembrato molto importante l’essere sottolineato il carattere nettamente “spirituale” dell’episodio. La donna non è semplicemente schiava di una malattia, ma è il segno della potenza negativa dello spirito del male, che chiude la strada alla Parola della salvezza e della vita nuova. Lungo è il tempo di tale male e violenta la sua conseguenza. La donna è impedita di alzarsi per accogliere e per adorare. Forse anche per questo lei non chiede nulla ed è il Signore che la vede e la chiama a Sé. Tale chiamata è già la proclamazione del dono di Dio e dunque la possibilità per lei di glorificare Dio. Questo passaggio dal mutismo alla lode del Signore diventa in tal modo simbolo di ogni miracolo della fede ed è anche una osservazione preziosa per evidenziare che quello, che molte volte può sembrare “peccato”, è in realtà male che aggredisce e imprigiona. Questo ci suggerisce una grande attenzione di misericordia, per evitare di condannare un male come fosse sempre una “colpa”, un peccato. Il peccato stesso è in ogni modo sempre una prigionia, da cui il Signore vuole liberarci. Ogni esistenza, anche quella più grave e drammatica, può essere sanata e salvata e diventare glorificazione del Signore. Vale la pena osservare questo episodio evangelico soprattutto in tale prospettiva.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco