1 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3 Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9 guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11 “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12 Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. 13 Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 14 Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 15 E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! 16 Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».
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Devo chiedere scusa a tutti, perché il viaggio in Africa ha reso tutto difficoltoso. Da ieri sono in ritiro con una ventina di amici e amiche e spero di poter riprendere il mio piccolo servizio quotidiano.
Entriamo nel cap.10 che ci accompagna in questa settimana.
Nella Liturgia di ieri ci siamo soffermati sulla vicenda di questi “settantadue” ai quali ci siamo visti molto vicini!
Non sono i “Dodici”, ma sono dei discepoli del Signore.
Gesù dice importante il loro compito.
In Lc.9,52 si diceva nella versione italiana di un loro servizio a Gesù “per preparargli l’ingresso”. In realtà la traduzione letterale dice più semplicemente che devono “preparare per Lui”.
Tale preparazione sembra peraltro necessaria, come afferma il ver.2 del nostro brano, chiedendo di pregare il Signore “perché mandi operai nella sua messe” che è abbondante, ma sono pochi gli operai!
Quello che mi sembra importante nel testo di oggi è che sembra legare molto questo compito ad un’umile e preziosa testimonianza!
Sono come “agnelli in mezzo ai lupi” (ver.3), dunque totalmente esposti alla violenza della condizione umana del mondo.
E li manda “poveri”: “non portate borsa, né sacca, né sandali…” (ver.4), e con il compito primario della pace: “…prima dite: Pace a questa casa!” (ver.5).
La loro condizione di “poveri” è sottolineata dall’essere ospiti di una casa “mangiando e bevendo di quello che hanno” (ver.7): non si tratta di banchetti e di ospitalità speciali!
Essi hanno peraltro il potere di guarire i malati (ver.9) e hanno il compito di annunciare che “è vicino a voi il regno di Dio” (vers.9 e 11), sia come buona notizia sia come l’approssimarsi del giudizio divino!
Questa missione povera e mite è dunque in realtà giudizio divino, e di questo sono esempio e testimonianza sia le città che, magari pur lontane ed estranee alla fede di Israele hanno accolto tali segni, sia le città che, al contrario, pur essendo coinvolte nella storia salvifica di Israele, hanno respinto questa umile e preziosa profezia! (vers.12-15).
Tale preziosa diaconia di preparazione è confermata dal ver.16 che rivela la loro missione come evento di salvezza, perché “chi ascolta voi, ascolta me”!
E chi disprezza questi umili annunciatori e testimoni, disprezza il Cristo e disprezza Colui che lo ha mandato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.