23 Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24 Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. 25 Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso? 26 Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. 27 In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio».

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Ancora una volta la Lectio continua della Parola ci consente di cogliere la meraviglia del cammino! Così quello che ieri ascoltavamo della Persona del Signore, oggi Lui lo estende a noi, facendoci partecipi di Sé e della sua strada nel “regno di Dio”, come è detto al ver.27 del nostro brano. E lo estende a noi “tutti”: “a tutti diceva”(ver.23). Facciamo attenzione a quel “se stesso” del ver.23 e del ver.25. Che farne di questo “se stesso”? Non lasciamolo a se stesso! Con atteggiamento di assoluta libertà – “se qualcuno vuole venire dietro a me..” – rinneghiamolo nella sua solitudine e seguiamo Colui che ci ha fatto dono di Sé e si è posto in relazione d’amore con noi. Questo mi sembra il significato di quel “rinneghi se stesso”: è come innamorarsi e sposarsi. Nella “croce” mi sembra di vedere la vita, la vita di ciascuno di noi, con tutti i limiti della nostra persona, e con tutte le vicende e le prove. Ognuno prende non “la croce”, ma “la sua croce”. Però, dire “croce”, significa aver già ricevuto una direzione, un significato, uno scopo. E’ il desiderio e il progetto di fare della propria vita un cammino di amore. Di offerta. La croce dice quindi una convergenza di tutto nell’unico senso dell’amore. Seguire Gesù in questo modo vuol dire mettersi al seguito del suo Vangelo, “ogni giorno”! Amo molto il ver.10 del Salmo 35(36): “E’ in Te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce”. E’ citato dalla liturgia della Trasfigurazione, il miracolo che, se Dio vorrà, incontreremo posdomani. E mi sembra molto “illuminante” anche della Parola di oggi.
Al ver.24 l’ “innamoramento” incalza, come quando si dice “ti voglio un bene da morire”: “chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Non la lascerà in preda alla morte. Seguendo Gesù, non si muore più: si dà la vita! Ora ci si salva dalla morte e da tutte le sue manifestazioni dando la vita! Si può anche comperare il mondo intero, dice al ver.25, ma per non perdere o rovinare “se stesso”, ognuno di noi riceve in dono l’essere discepolo di Gesù. Il nostro unico e vero vanto è il Vangelo di Gesù. Usando lo stesso verbo “vergognarsi” che troviamo in Romani 1,16 Paolo dice: “Io non mi vergogno del Vangelo, perchè è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima, come del Greco”. Il verbo vuol dire propriamente “arrossire”: pensate al nostro carissimo “Figlio dell’uomo”, se dovesse “arrossire” di noi nel giorno della “gloria sua e del Padre e degli angeli santi”. Oso dire che il Padre, vedendolo arrossire per colpa nostra, capirebbe quanto Gesù ami noi che siamo arrossiti di Lui, e forse ci salverebbe per amore del suo straordinario Figlio.
Ieri sera, quando la mia quotidiana angoscia pomeridiana mi lasciava, tutto si illuminava e mi sembrava proprio di vedere il regno di Dio, come oggi ascoltiamo al ver.27. Perdonate la mia vanità. Però quando ci capitano questi momenti, capiamo bene che sono assolutamente solo grazia del Signore. Non roba nostra.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.