18 Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». 19 Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». 20 Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». 21 Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. 22 «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Seleziona Pagina
Mi piace oggi pensare la preghiera con le parole del ver.18: la preghiera è sempre la preghiera di Gesù al Padre. La mia e la nostra preghiera è questo “essere con lui”, essere con Gesù che prega il Padre. La nostra comunione con Lui nella sua suprema comunione con il Padre: la preghiera, appunto. Così anche per noi è la vera e piana preghiera dei figli al Padre. La preghiera è per chiedere, per ringraziare, per ricordare… ed è soprattutto comunione di Dio con noi e di noi con Dio. I padri ebrei ci insegnano a pregare Dio con la Parola che Egli ci ha rivelato e comunicato. Noi facciamo questo nel modo più alto e profondo quando preghiamo “in Gesù”. Ascoltando le parole dei testi paralleli di Matteo 16,13 e di Marco 8,27, vedremo che solamente Luca colloca l’avvenimento non in un luogo, ma appunto nella preghiera di Gesù.
Mi permetto di suggerirvi di considerare la domanda di Gesù come essenziale, e in certo senso “decisiva”, nel nostro rapporto con Gesù, e, in Lui con tutto l’orizzonte della fede ebraico-cristiana. In questo senso è bene accogliere anche la prima domanda del Signore, relativa alle folle: “Le folle, chi dicono che io sia?”. Le risposte date non sono la risposta giusta, ma ci aiutano a cogliere come la domanda sia decisiva e raccolga tutta la storia della preparazione e della profezia di Israele. Certamente gli antichi profeti, fino ad Elia, e Giovanni Battista in modo eminente, hanno “profetizzato” il Cristo di Dio, ma Gesù, come risponde Pietro al ver.20, è “il Cristo di Dio” che appunto il Popolo di Dio, e con lui tutta l’umanità, attende per la sua salvezza. Ebbene, la domanda di Gesù e la nostra risposta, nostra e di ciascuno di noi, dobbiamo porcela, oggi e sempre, con sempre più grande insistenza, supplica e speranza. E’ Lui infatti ad unificare e a illuminare tutta la Parola che Dio ha donato fino a Lui. Ed è Lui che unifica e illumina tutta la creazione e tutta la storia di tutta l’umanità. E il senso profondo di ogni esistenza, e centralmente l’esistenza di ogni uomo e donna di ogni tempo e di ogni luogo, come tensione, attesa e misteriosa speranza verso di Lui, il Salvatore del mondo. Senza di Lui tutto è ancora sospeso nell’a precarietà e nell’incertezza. Con Lui e in Lui tutto entra nel mistero di Dio.
Ma tutto questo “Egli ordinò severamente di non riferirlo ad alcuno”(ver.21). Le note delle bibbie tendono a suggerire che la proibizione sia per evitare il rischio di una “mondanizzazione” del Messia. Dopo la sua Pasqua di morte e risurrezione lo si annuncerà. Io mi permetto di suggerire che non si tratta solo di una questione di tempo. E’ che proprio la sua Pasqua, da Gesù vividamente descritta al ver.22, è la rivelazione e la pienezza del Cristo di Dio. Quando il mondo lo rifiuterà e lo ucciderà, allora finalmente sarà piena e pienamente data la grazia della presenza e della potenza del Cristo di Dio nella storia e nella vita dell’intera umanità. Nella sua Pasqua d’amore sta tutta la sua potenza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.