26 Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
27 Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28 Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29 Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30 Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31 Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32 Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
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Luca ci regala oggi un’immagine bellissima di coloro che seguono Gesù verso la sua e nostra Pasqua. Per questo mi sembra opportuno considerare le figure che vi compaiono in una singolare e profonda continuità e comunione tra loro, pur nelle loro evidenti diversità. Diventa così un’immagine ricca e suggestiva sia della Chiesa più umile e povera che segue il suo Signore, sia dell’umanità stessa che, consapevole o non consapevole, celebra nel suo cammino la via del Figlio di Dio: speranza quindi di un dono di salvezza per tutta l’umanità, a partire dai più piccoli e dai più poveri.
Rispetto alle altre versioni evangeliche, Luca evita per Simone il fatto di una “costrizione”, e dice semplicemente che lo “fermarono”. Gli mettono addosso la croce “da portare dietro a Gesù”: immagine privilegiata del discepolo (ver.26). E dunque immagine bellissima sia della Chiesa, sia dell’intera umanità nell’umiltà e nella fatica dell’esistenza, ormai visitata e preceduta dalla passione del Figlio di Dio.
Poi, ai vers.27-31, “una grande moltitudine di popolo e di donne”, con uno sguardo privilegiato verso le donne “che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui”, immagine nuziale e, per le parole stesse di Gesù, immagine materna. Uno sguardo oggi a Zaccaria 12,10-12 ci aiuta a cogliere anche qui un’immagine potente della Chiesa e dell’intera umanità, in un cammino di dolore, che tuttavia porta nascosta in sé la speranza della salvezza universale. Gesù dilata il pianto su di lui a quello che si farà per tutta l’umanità e in particolare su chi consapevolmente lo seguirà nella strada del discepolo: mistero di condivisione e di partecipazione alla passione del Cristo. L’immagine del legno verde e del legno secco a me sembra un riferimento temporale che vede in Gesù la “primizia” della storia che nasce dalla sua croce. Una storia di offerta d’amore e di feconda passione. Una strada dolorosa che peraltro riscatta il mistero del male e del dolore facendone la via della salvezza e della suprema comunione con Dio.
Infine, sulla stessa strada, Luca vede e indica i due malfattori che “con Lui venivano condotti a morte”(ver.32). La particolarità di questo versetto del Vangelo secondo Luca li colloca nel cammino che segue Gesù verso la Croce, insieme a tutti gli altri discepoli! Mi permetto di richiamare fin d’ora la vostra attenzione su “entrambi”! Anche su quello che imprecherà in seguito. Non precipitiamo nel giudizio su di lui.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-2326-32.html
Simone di Cirene è considerato il modello del discepolo di Gesù: porta la croce dietro il Signore. Mi piace vedere in lui anche un angelo di Dio, inviato a soccorrere, a dare aiuto nel momento più doloroso e drammatico. E le donne? Ancora una volta viene sottolineata la loro presenza; esse partecipano con dolore alla passione di Gesù: “… si battevano il petto e facevano lamenti su di lui”. Anche loro “angeli” di Dio. Gesù, così silenzioso nel corso del processo, si sofferma a parlare con loro… – E la nostra Chiesa quando vorrà riconoscere la dignità e il ruolo delle donne nella comunità dei credenti?
Le parole del Signore sono dolenti, tristi per quello che profeticamente vede nel futuro di Gerusalemme e come sempre avviene nella storia ( anche purtroppo nella storia di oggi nella terra santa) sono le persone più deboli a subire gli avvenimenti più duri quindi per prime le donne e i bambini a cui il Signore si rivolge.
La similitudine del legno verde e quello secco mi fanno venire in mente il Vangelo di Giovanni dove ( mi pare al cap 15 ) si parla del tralcio che se non rimane attaccato alla vite verrà bruciato nella geenna e il suo verme non si estinguerà. E’ questa la fine del legno secco?
Speriamo nella misericordia del Signore che in virtù della croce che faticosamente trascina fino al calvario copra le nostre cadute