1 Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2 e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3 Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4 Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5 Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

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Non si può liquidare l’accusa che viene rivolta a Gesù da tutta questa assemblea ritenendola semplicemente una menzogna. Mi sembra che si tratti di affermazioni più complesse, che, pur nella loro mistificazione materiale, contengono in sé elementi di grande portata. Consideriamo allora le accuse nei confronti di Gesù al ver.2: Egli mette in agitazione il popolo, impedisce di pagare tributi a Cesare e afferma di essere Cristo re. Forse vale la pena riflettere un istante su queste cose, perché la stessa comunità cristiana è anche oggi esposta al pericolo di una “mondanizzazione” del suo pensiero e dei suoi pronunciamenti secondo una logica di potere non lontana da quella che è evidente nelle loro parole. Provo a spiegarmi.
L’accusa di mettere in agitazione il popolo ha una sua portata immediata perché è caratteristica di una sedizione politica. E in tal senso l’accusa è certamente falsa. Ma a livelli più profondi Gesù sta veramente sommovendo tutta la vita del Popolo di Dio, sia giudicando le sue deviazioni rispetto alla fede autentica, sia svelando e attuando quella pienezza di verità e di potenza che la profezia antica adombrava e preannunciava nell’attesa del Messia del Signore.
E certamente non è vero che Gesù impedisce di pagare tributi a Cesare. Ma se ritorniamo un momento al testo di Luca 20,20-26 è indubbio che l’insegnamento evangelico, chiedendo di rendere quello che è di Cesare a Cesare, e quello che è di Dio a Dio, toglie a Cesare ogni diritto e ogni potere per quello che riguarda il bene più intimo e prezioso delle persone: la libertà, la giustizia, la carità… Quindi certamente toglie a Cesare la parte più importante di un potere che Cesare usurpa a Dio.
Infine, è certo che se da una parte Gesù rifiuta rigorosamente una interpretazione mondana della sua regalità, d’altra parte è indubbio che il suo regno sia presente già oggi nella storia dell’umanità con tutte le sue radicali esigenze di fedeltà, di obbedienza e di dedizione.
Si tratta dunque di temi delicatissimi nei quali anche il cristianesimo di oggi e di ogni tempo può essere corrotto e deviato in un’interpretazione mondana opposta al mistero del Signore, secondo le “regole” dell’ “ordine” disordinato dei poteri mondani, identificandosi con la violenza e i servilismi dei “Cesari” di ogni tempo e di ogni cultura, e quindi con una divinizzazione mondana della stessa signoria del Cristo.
Tutto questo ha, nel preambolo del processo a Gesù, una sua “correzione” giuridica che porta Pilato a non accettare le accuse del popolo e dei suoi capi. Questi reagiscono sottolineando il pericolo di una sollevazione popolare estesa a tutta la regione, a partire dalla Galilea.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-231-5.html
“Sei tu il re dei Giudei?” “Tu lo dici”. – Alla risposta di Gesù, Pilato se ne va; si direbbe che non lo prenda sul serio, forse lo considera solo un pazzo. Sappiamo tuttavia dal Vamgelo di Giovanni che le parole di Gesù hanno suscitato in lui reazioni e sentimenti, oscillanti tra il dubbio, il timore, lo scetticismo… – E’ stato sottolineato come le accuse fatte a Gesù in questo processo-farsa rivelino in realtà cose importanti e preziose che Egli ha detto e fatto. Così anche nell’accusa del v.5 (“Costui solleva il popolo”): interpretando con una certa libertà, si può dire che Egli “ha sollevato” il popolo in quanto lo ha scosso e liberato, affinché scuotesse a sua volta il giogo della Legge e dei potenti che lo opprimevano. – Ci ha letteralmente sollevati affinché stessimo davanti a Dio in piena libertà e nella dignità di figli amati.