66 Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: 67 «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68 se vi interrogo, non mi risponderete. 69 Ma da questo momento starà il Figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza di Dio». 70 Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». 71 Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
Seleziona Pagina
Mi ha colpito che proprio prima di entrare nel cap.23 e nella morte di Gesù ci sia questo grande chiarimento, a mio parere, sull’identità divina di Gesù.
Le due domande ‘Se tu sei il Cristo diccelo’ e ‘Tu dunque sei il Figlio di Dio?’ mi sono sembrate importanti per tutti, come fondamenti della fede. Negli altri paralleli non c’è questa possibilità di vedere questi versetti come un ‘riepilogo’ della fede, prima di arrivare alla Pasqua.
Non ci sono più dubbi. Quell’uomo che tra poco verrà crocifisso è proprio il Figlio di Dio.
L’ultimo versetto mi sembra chiarisca ulteriormente come la folla senza saperlo parli nella verità: ‘Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca’.
Come noi dalla sua Parola, oggi.
Come abbiamo già accennato, Luca si stacca dalle versioni di Matteo e Marco. Per loro gli interrogatori di Gesù sono due, uno di notte e uno al mattino, anche se quest’ultimo serve solo per stabilire il suo trasferimento al giudizio di Pilato. Luca ricorda solo l’interrogatorio del mattino, alla fine del cap.22, quello che oggi celebriamo nella nostra preghiera.
Gesù, richiesto esplicitamente di rivelare il segreto e la realtà della sua persona risponde affermando che non sarà creduto e che non si darà risposta a quello che che le sue parole solleciteranno. Sappiamo bene infatti che conoscere non è credere, nè essere provocati è sempre principio di un dialogo. Tuttavia, e questo è decisivo, il dono di Dio all’umanità precede ogni eventuale assenso ed è indipendente da ogni eventuale dissenso. Così la perentorietà delle parole del Signore al ver.69.
E siamo al cuore del mistero cristiano e della creazione della nuova umanità. Gesù, che ha voluto assumere per Sè il titolo di “Figlio dell’uomo”, sarà intronizzato alla destra di Dio (ver.69). Il Figlio dell’Uomo dunque si rivela come il Figlio di Dio (ver.70). L’uomo Gesù è il Figlio di Dio. In Lui, per Lui e con Lui l’umanità entra nella paternità di Dio. La fede è questo dono di adozione figliale. La fede dell’uomo è l’accoglienza di tale dono, è il “sì” nuziale e figliale che ogni uomo e donna della terra può ormai affermare e vivere.
E’ impressionante che proprio queste persone che non solo non crederanno, ma faranno di questa affermazione il motivo della condanna di Gesù, arrivino così direttamente alla conclusione che Gesù dovrà solo confermare:”Tu dunque sei il Figlio di Dio?” Ed Egli disse loro:”Lo dite voi stessi: io lo sono”(ver.70). E, sia pure con intenzioni del tutto negative, proclamano che Egli è l’unico e vero testimone di se stesso (ver.71).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi ha colpito molto l’ultima battuta del dialogo di oggi tra Gesù e il sinedrio: “che bisogno abbiamo ancora di testimonianza?”. Effettivamente si è già detto tutto: quel uomo è il Cristo, il Figlio di Dio. GlieLo hanno chiesto, lo hanno detto loro stessi. Ma può bastare?
Ho ancora in mente il nostro amico Pietro che sapendo bene che era il Cristo lo ha tradito.
Non crediamo e non possiamo rispondere… Abbiamo bisogno ancora di testimonianze! Ma queste saranno del tutto nuove e verranno direttamente dalla sua Pasqua, l’avvenimento nuovo cambia il corso della storia dell’umanità.
I processi fatti di notte non avevano validità giuridica; ecco perché gli altri sinottici registrano la seduta diurna, oltre quella notturna, mentre Luca ricorda solo quella decisiva, cioè quella del mattino. Abbiamo qui un esempio di ciò che si è ripetuto tante volte nella storia umana: un tribunale che deve solo sancire una decisione di morte che è già stata presa. E Gesù non fa niente per attenuare le sue affermazioni o per difendersi in qualche modo. Come è stato già notato, in poche righe abbiamo qui tutta la “cristologia”: Gesù si attribuisce il messianismo regale del Salmo 110; ripropone il titolo da Lui più usato, quello di “figlio dell’uomo”, anche se questa volta nella versione “celeste” desunta dal profeta Daniele; infine, l’attribuzione più alta, quella di Figlio di Dio, confermata dalla formula tipica: “Io sono”. – Qui l’Uomo compiuto del disegno divino dà la perfetta testimonianza su se stesso e sulla sua vicenda nel mondo.