21 Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.
22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

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Al ver.21 e al ver.22 la versione italiana perde la presenza preziosa del verbo che esprima il compimento del tempo:”quando furono compiuti gli otto giorni…”(ver.21); “quando furono compiuti i giorni della loro purificazione…”. E’ un verbo che viene spesso usato nel significato di “riempire,essere riempito”, ma che soprattutto in questo inizio del Vangelo secondo Luca esprime questo “riempimento del tempo” da parte dell’avvenimento per il quale il tempo era stato disposto da Dio: la venuta di Gesù Cristo e la salvezza universale per opera di Lui.
In questo senso il nostro testo ci parla anche della fine – e quindi anche “del fine”! – di tutto quello che nel tempo dell’attesa del Messia ha celebrato la preparazione e la profezia di Lui. La circoncisione, la presentazione al Tempio, il riscatto del primogenito, tutto era stato osservato nei tempi della storia di Israele, e ora acquista il suo pieno significato nella persona e nella vicenda di Gesù. Egli si sottomette radicalmente alla tradizione dei padri, e in tal modo rivela e attua il “tutto nuovo” che Gesù dona alla creazione, e alla storia di Israele e dell’intera umanità. In Lui vengono a incontrarsi pienamente obbedienza e signorìa, fedeltà assoluta all’antico e nascita del nuovo.
Rispetto a quanto abbiamo visto per il nome di Giovanni figlio di Zaccaria, per Gesù, al ver.21, il nome viene da Dio, e precede quello che di Lui si compie nella realtà umana qui rappresentata dalla Madre. La circoncisione,segno di appartenenza al popolo del Dio di Abramo, viene ad assumere ora il suo pienno significato in Gesù il Figlio di Dio. Per questo il segno verrà “superato” dal segno nuovo e supremo del Battesimo, come morte e risurrezione in Lui.
Viene dalla storia primordiale della liberazione dall’Egitto il riscatto del primogenito. Quello che Esodo 13 stabiliva per tutte le generazioni dei figli d’Israele ora si compie nel Figlio di Dio, in Gesù perfettamente “sacro al Signore”, offerto a Dio per la salvezza universale. Tutto questo, come dicevo, si attua attraverso la piena sottomissione di Gesù alla tradizione dei padri. Al ver.24 sembra particolarmente prezioso il particolare dell’offerta di “una coppia di tortore o di giovani colombi”, offerta che la Legge indicava per i più poveri, per quelli cioè che non avevano i mezzi per offrire un agnello, come si vede in Levitico 12,8.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’espressione «quando furono pieni i giorni»(traduzione letterale), ripetuta ai vv. 21 e 22 e già usata al v. 6, mi ha ricordato il seguente passaggio di s. Paolo: «Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5). Il tempo ha raggiunto la sua pienezza quando i giorni si sono riempiti ovvero al momento della nascita del Figlio di Dio da una donna. Che il Figlio sia nato sotto la Legge è indicato anche dall’obbedienza puntuale e scrupolosa di Maria e Giuseppe alle prescrizioni della legge di Mosè (cf. Lv 12,1ss.). S. Paolo indica la finalità della sottomissione del Figlio alla Legge: per riscattare coloro che erano sotto la Legge e perché noi ricevessimo l’adozione a figli. Il Figlio ha liberato gli ebrei da una Legge che teneva schiavi, operando dall’interno della sottomissione ai suoi precetti. In questo modo tutti noi siamo stati adottati da Dio come figli. La fede nel Figlio ci rende suoi fratelli per adozione, liberi oramai dalla lettera che uccide: Dio infatti «ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dá vita» (2 Cor 3,6).
Mi colpiscono le parole “per offrirlo al Signore”, poichè “ogni primogenito maschio” doveva essere offerto a Lui. Mi piace questa appartenenza, che viene sottolineata anche in altri testi, per es. nei Salmi: “a lui apparteniamo…” – Dopo Gesù, però, non sono solo i maschi, i primogeniti: siamo tutti suoi, maschi e femmine, primi e ultimi nati…, siamo tutti adottati a figli. Mi piace ricordare, a questo proposito, che l’adozione non era intesa come la intendiamo oggi: era la scelta, l’assunzione al ruolo di continuatore, collaboratore all’opera che il padre compiva. Quindi, appartenenti al Padre e suoi stretti collaboratori in tutta la sua opera.
Abbiamo sottolineato l’obbedienza silenziosa di Maria e Giuseppe sia alle parole dell’Angelo rispetto al nome, sia alle prescrizioni e ai tempi della legge. In questo modo tutto si adempie in armonia e pace.
La legge è chiamata al v. 22 legge di Mosè e al versetto 23 legge del Signore (per 2 volte). Abbiamo ricordato anche Anna che conduce al tempio (di Silo) il piccolo Samuele (seppure dopo lo svezzamento soltanto). Il piccolo Samuele rimane nel Tempio, il piccolo Gesù no; ma ugualmente e ben più perfettamente la sua vita è tutta riservata a Dio, nell’adempimento filiale della sua volontà.
Fabiani ha notato che la legge del Signore limita al primogenito maschio la caratteristica di essere santo al Signore. Questa specificazione qui è chiara: il primogenito maschio è Gesù. Gesù, tramite l’obbedienza dei genitori alla legge , entra nella storia del suo popolo, nelle sue tradizioni, e in questo modo nelle vicende dell’umanità.
L’ingresso di Gesù nel tempio è al tempo stesso segno della sua assoluta consacrazione a Dio Padre e ingresso nella storia degli uomini.
Il momento della circoncisione e dell’assegnazione del nome di Giovanni aveva mostrato una grande partecipazione del clan familiare e dei vicini di Elisabetta, con consigli, proposte, emozioni… Giuseppe e Maria invece sono molto più soli. La questione non è molto dibattuta. Sono proprio poveri, piccoli ma ugualmente fedeli alla tradizione e al comando dell’angelo. Oggi il bambino viene chiamato in due modi: “santo” (secondo la legge ogni primogenito “sarà chiamato santo al Signore”) e “Gesù” (come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito). Questi due nomi, Santo e Gesù rappresentano bene il legame fortissimo tra tutta la tradizione di Israele e la novità dirompente che questo piccolo porterà al suo popolo.