37 Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi. 38 E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.
3 Commenti
Giuseppe Scimè
il 19 Ottobre 2007 alle 11:00
Il breve passo odierno svolge la funzione, dal punto di vista letterario, di chiudere la sezione dedicata a quella parte del ministero pubblico compiuto da Gesù a Gerusalemme, nel tempio. Per questa ragione il brano di oggi, nella sua densità e sinteticità, propri di un sommario o compendio, sono collegati a 19,45-48 dove inizia la frequentazione del tempio da parte di Gesù, dopo il suo ingresso solenne nella città di Gerusalemme (cf. 19,28-44). Da domani cominceremo una nuova sezione del Vangelo di Luca, dedicata al racconto della passione, morte, sepoltura, risurrezione e ascensione di Gesù al cielo (cf. i cap. dal 22 al 24). Negli ultimi tempi della sua vita, Gesù alternava gli impegni notturni e diurni, trascorrendo la notte all’aperto sul monte degli ulivi e il giorno nel tempio ad insegnare. «Pernottare all’aperto» indica propriamente il non dormire nel proprio letto. Nel Nuovo Testamento lo ritroviamo soltanto nel parallelo di Mt 21,17. Nell’Antico Testamento esso si trova impiegato abbastanza frequentemente. Per es. quando il re Davide, ricevuta la notizia che il figlio avuto da Betsabea, è in fin di vita, comincia a pregare e a digiunare e si corica per terra, tra le perplessità dei cortigiani (cf. 2 Sam 12,17). In questo senso possiamo pensare che Gesù durante le notti trascorse all’addiaccio si dedicasse anche alla preghiera. In altre citazioni veterotestamentarie il verbo assume una dimensione nuziale: così Booz tranquillizza Rut che si è coricata nel suo letto (cf. Rt 3,13) e l’amata del Cantico parla del suo diletto che riposa tra i suoi seni (cf. Ct 1,13). In questo senso possiamo pensare che Gesù, nella solitudine notturna, cercasse la comunione amorosa col Padre. In diversi testi il verbo del pernottamento indica l’atteggiamento del sapiente che cerca incessantemente la sapienza, soggiorna tra i suoi rami (cf. Sir 14,26) e prende dimora nella sua scuola (cf. Sir 51,23). Del resto la sapienza stessa si chiede in quale eredità stabilirsi (cf. Sir 24,7). Nel libro dei Salmi l’orante sospira la libertà dal male e dai nemici esprimendo il desiderio di abitare nel deserto (cf. Sal 54,8) e di trovare riparo dimorando all’ombra dell’Onnipotente (cf. Sal 90,1). È infine molto suggestiva la preghiera della prima parte del Sal 29: «Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide. Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici. Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba. Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia».
Mapanda
il 19 Ottobre 2007 alle 11:04
Nel cap. 6 della sapienza citato ieri, si dice anche che “chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta” e al cap. 6 del libro del Siracide: “se vedi una persona saggia va presto da lui”. La ricerca della Sapienza, che ieri accostavamo al vegliare pregando, assume oggi più propriamente l’aspetto della ricerca del Signore, per ascoltarlo. Nel cap.7 del Cantico ritornano le stesse parole del Vangelo di oggi: Vieni mio diletto “usciamo” nei campi, “passiamo la notte” nei villaggi (tra l’altro il parallelo di Matteo cita Betania), “di buon mattino” andremo alle vigne, spingendo a vedere anche nella dinamica del testo di oggi la presentazione di Gesù come lo sposo. Abbiamo già visto più volte il popolo (qui è specificato ancora “tutto” il popolo) radunarsi intorno a Gesù per essere guariti o, come anche oggi è detto, per ascoltarlo. L’annotazione di oggi “per ascoltarlo”, indica ciò che conta, “la parte migliore che non sarà tolta, come viene detto al cap.10. Luca fa precedere i Vangeli della passione da questo andare di buon mattino del popolo da Gesù per ascoltarlo, e alla fine ci presenterà le donne che di buon mattino vanno al sepolcro. In questo modo tutto assume, seppure in modo inconsapevole, il senso dell’attesa della resurrezione e della vittoria pasquale, che la trama negativa che vedremo sarà ordita per spezzare questo incontro, non riuscirà a impedire.
Guardando (come ha fatto Eddy) la TOB, che ho in edizione francese, trovo sui pochi versetti odierni un titolo che mi è sembrato emozionante: “Gli ultimi giorni di Gesù al Tempio”. E come li ha trascorsi questi ultimi giorni? Trascorreva il giorno nel Tempio a insegnare: quindi, trattandosi delle ultime parole che diceva, doveva esserci tutta la sostanza del suo insegnamento: le beatitudini, il precetto dell’amore, la vita nuova ed eterna… e il Padre… Con il Padre doveva esserci una relazione fortissima, come hanno spiegato gli altri commenti. Alla notte, dormiva all’aperto proprio lì di fronte, sul monte degli ulivi; un dormire in emergenza, in attesa del momento grande e drammatico che si stava avvicinando. E “fin dall’aurora” – dice la TOB – il popolo lo aspettava…
Il breve passo odierno svolge la funzione, dal punto di vista letterario, di chiudere la sezione dedicata a quella parte del ministero pubblico compiuto da Gesù a Gerusalemme, nel tempio. Per questa ragione il brano di oggi, nella sua densità e sinteticità, propri di un sommario o compendio, sono collegati a 19,45-48 dove inizia la frequentazione del tempio da parte di Gesù, dopo il suo ingresso solenne nella città di Gerusalemme (cf. 19,28-44). Da domani cominceremo una nuova sezione del Vangelo di Luca, dedicata al racconto della passione, morte, sepoltura, risurrezione e ascensione di Gesù al cielo (cf. i cap. dal 22 al 24).
Negli ultimi tempi della sua vita, Gesù alternava gli impegni notturni e diurni, trascorrendo la notte all’aperto sul monte degli ulivi e il giorno nel tempio ad insegnare. «Pernottare all’aperto» indica propriamente il non dormire nel proprio letto. Nel Nuovo Testamento lo ritroviamo soltanto nel parallelo di Mt 21,17. Nell’Antico Testamento esso si trova impiegato abbastanza frequentemente. Per es. quando il re Davide, ricevuta la notizia che il figlio avuto da Betsabea, è in fin di vita, comincia a pregare e a digiunare e si corica per terra, tra le perplessità dei cortigiani (cf. 2 Sam 12,17). In questo senso possiamo pensare che Gesù durante le notti trascorse all’addiaccio si dedicasse anche alla preghiera. In altre citazioni veterotestamentarie il verbo assume una dimensione nuziale: così Booz tranquillizza Rut che si è coricata nel suo letto (cf. Rt 3,13) e l’amata del Cantico parla del suo diletto che riposa tra i suoi seni (cf. Ct 1,13). In questo senso possiamo pensare che Gesù, nella solitudine notturna, cercasse la comunione amorosa col Padre. In diversi testi il verbo del pernottamento indica l’atteggiamento del sapiente che cerca incessantemente la sapienza, soggiorna tra i suoi rami (cf. Sir 14,26) e prende dimora nella sua scuola (cf. Sir 51,23). Del resto la sapienza stessa si chiede in quale eredità stabilirsi (cf. Sir 24,7). Nel libro dei Salmi l’orante sospira la libertà dal male e dai nemici esprimendo il desiderio di abitare nel deserto (cf. Sal 54,8) e di trovare riparo dimorando all’ombra dell’Onnipotente (cf. Sal 90,1). È infine molto suggestiva la preghiera della prima parte del Sal 29: «Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide. Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici. Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba. Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia».
Nel cap. 6 della sapienza citato ieri, si dice anche che “chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta” e al cap. 6 del libro del Siracide: “se vedi una persona saggia va presto da lui”. La ricerca della Sapienza, che ieri accostavamo al vegliare pregando, assume oggi più propriamente l’aspetto della ricerca del Signore, per ascoltarlo.
Nel cap.7 del Cantico ritornano le stesse parole del Vangelo di oggi: Vieni mio diletto “usciamo” nei campi, “passiamo la notte” nei villaggi (tra l’altro il parallelo di Matteo cita Betania), “di buon mattino” andremo alle vigne, spingendo a vedere anche nella dinamica del testo di oggi la presentazione di Gesù come lo sposo.
Abbiamo già visto più volte il popolo (qui è specificato ancora “tutto” il popolo) radunarsi intorno a Gesù per essere guariti o, come anche oggi è detto, per ascoltarlo. L’annotazione di oggi “per ascoltarlo”, indica ciò che conta, “la parte migliore che non sarà tolta, come viene detto al cap.10.
Luca fa precedere i Vangeli della passione da questo andare di buon mattino del popolo da Gesù per ascoltarlo, e alla fine ci presenterà le donne che di buon mattino vanno al sepolcro. In questo modo tutto assume, seppure in modo inconsapevole, il senso dell’attesa della resurrezione e della vittoria pasquale, che la trama negativa che vedremo sarà ordita per spezzare questo incontro, non riuscirà a impedire.
Guardando (come ha fatto Eddy) la TOB, che ho in edizione francese, trovo sui pochi versetti odierni un titolo che mi è sembrato emozionante: “Gli ultimi giorni di Gesù al Tempio”. E come li ha trascorsi questi ultimi giorni? Trascorreva il giorno nel Tempio a insegnare: quindi, trattandosi delle ultime parole che diceva, doveva esserci tutta la sostanza del suo insegnamento: le beatitudini, il precetto dell’amore, la vita nuova ed eterna… e il Padre… Con il Padre doveva esserci una relazione fortissima, come hanno spiegato gli altri commenti. Alla notte, dormiva all’aperto proprio lì di fronte, sul monte degli ulivi; un dormire in emergenza, in attesa del momento grande e drammatico che si stava avvicinando. E “fin dall’aurora” – dice la TOB – il popolo lo aspettava…