18 Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19 Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20 Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21 Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22 Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». 23 Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.
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L’annotazione di Luca al ver.18 – “un notabile” – presenta una persona nella piena maturità, positività e responsabilità della sua vita. La reazione di Gesù all’attributo “buono” con il quale quest’uomo lo interpella, è di grande interesse, e qui solo accenniamo ad un tema che domina la Parola di Gesù: Egli rifiuta questa attribuzione diretta di bontà, affermando che “nessuno è buono se non Dio solo”(ver.19). Se dunque si può dire di qualcuno che è “buono” lo si può affermare solo cogliendolo nell’orizzonte del dono! Nessuno è buono se non per un dono ricevuto da Dio. Gesù – e questo mi sembra il dato di estrema importanza! – è buono ed è tutto quello che è, perché in lui il dono di Dio è presente nella sua totalità. In questo senso Gesù è l’ “anti-Adamo”, cioè la polarità opposta rispetto ad un’ipotesi di “santità” conquistata, o meritata, o rubata a Dio, come è il senso della proposta ingannevole del serpente di Genesi 3. Questo mi sembra di importanza assoluta perché Gesù è venuto a donare all’umanità una strada di “divinizzazione”, opposta all’ipotesi e alla struttura delle “religioni”, che propongono una strada nella quale Dio lo si merita e lo si raggiunge. Per la fede ebraico-cristiana la comunione con Dio è sempre e solo grazia, cioè dono! Gesù è la pienezza e l’assoluto di questo dono pienamente accolto ! Certamente Gesù è buono!! Ma la sua divina bontà è la pienezza del dono divino, e non un possesso. Scusate la digressione troppo lunga!
In tal senso, anche il seguito delle Parole del Signore sono in questa linea: “Tu conosci i comandamenti: …”. Anche i comandamenti, cioè la Parola di Dio, sono il grande dono che ha costituito Israele come “Popolo di Dio”, per aver ricevuto da Dio il dono che nessun altro popolo della terra ha ricevuto. Quello che lo costituisce Popolo di Dio è il dono unico e straordinario che Israele ha ricevuto dal suo Signore! Quest’ uomo che può affermare di aver osservato (alla lettera, “custodito”!) i comandamenti “fin dalla giovinezza”(ver.21) diventa allora simbolo e rappresentanza dell’Israele fedele, al quale Gesù dice: “Una cosa ancora ti manca”, che è la pienezza della sua storia come accoglienza e sequela del Messia del Signore! E qui dobbiamo considerare il tema della ricchezza che secondo me viene affrontato dalle note delle bibbie con un eccesso di moralismo. Tra l’altro, pur essendo importantissimo quel “vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli” del ver.22, questo non è il cuore e l’apice di quello che Gesù chiede e offre a quest’uomo, che è invece “…e vieni! Seguimi!”. La spogliazione da ogni bene, e il bene fatto ai poveri che ricompenseranno nei cieli tale generosità, introduce al cuore del dono evangelico, che è la comunione con Gesù, il Figlio di Dio, che è venuto a donarci la comunione con la paternità di Dio! Perché allora bisogna per questo vendere tutto e darlo ai poveri? Perché la “gelosia” di Dio, una “gelosia” tutta nuziale, esige che Dio e la comunione con Lui siano l’unico vero tesoro della vita nuova. Ed è proprio il dono di tale comunione che esige e consente di lasciare tutto per seguire Gesù! E’ via e garanzia della custodia del dono!
Al ver.23 si scopre che quest’uomo “era molto ricco”: la sua ricchezza non viene descritta. Noi possiamo permetterci di pensare che di tale ricchezza facesse parte anche e soprattutto quella fedele osservanza dei precetti divini! Il dramma di una parte di Israele è quello di non sapere – e non volere – far confluire la meraviglia del dono della Parola della Legge ricevuta da Dio nel suo adempimento supremo e definitivo che è la comunione con Gesù, il Messia del Signore, il Figlio di Dio che è venuto a donare all’intera umanità, con la potenza del suo sacrificio d’amore, la figliolanza divina e la piena relazione con Dio nostro Padre.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-1818-23.html