1 Disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. 2 È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3 State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. 4 E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
5 Gli apostoli dissero al Signore: 6 «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8 Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9 Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

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Ancora una volta, quanto è preziosa la “continuità” della lectio biblica: ogni parola e ogni brano richiamano il precedente e preparano il successivo! E’ una strada che illumina lo scorrere del tempo e lo rivela come un cammino verso una meta, ne contrasta l’apparente ciclicità, suscita un noi il crescente desiderio di attendere con attenzione e umiltà il dono di Dio sempre nuovo e sempre luminoso. Permettetemi oggi di sottolineare tutto questo mentre ricordiamo e celebriamo il cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano Secondo, e il meraviglioso discorso di Papa Giovanni, di cui per questo oggi viene celebrata la festosa memoria, discorso con il quale egli ha aperto la storia della Chiesa e dell’intera umanità ad una speranza nuova.
Così mi sembra chiaro a quale “scandalo” la memoria evangelica si riferisca: all’eventualità che lasciamo cadere o solo trascuriamo l’impeto potente della misericordia divina che è stata donata e affidata a ciascuno di noi. E’ il grande pericolo di “scandalizzare uno di questi piccoli”, dove i “piccoli” sono i piccoli discepoli di Gesù, e, ancor più, tutti coloro che Egli sta cercando e sta silenziosamente e delicatamente conducendo verso la sua pace. “State attenti a voi stessi” dice severamente il Signore al ver.3. Il dono supremo della misericordia divina ci deve custodire nell’incessante disposizione al perdono e all’accoglienza di chi è stato chiamato alla vita nuova e, come tutti (!), inevitabilmente s’incontra con i suoi limiti e la sua fatica. L’attento e appassionato esercizio del perdono è via maestra per il cammino di chi in qualche modo è affidato alla nostra responsabilità e al nostro amore.
A questa ammonizione impegnativa di Gesù gli apostoli reagiscono chiedendo il dono di una fede più grande. Ma Gesù li ammonisce affermando che se soltanto si esercitasse un granellino del grande dono di fede che Egli ci ha fatto, si potrebbe dire ad una grande pianta “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, e avverrebbe. Basterebbe comunicare solo una goccia del fiume immenso che Lui ha donato alla nostra vita! E questo, notate bene, è detto a ciascuno e a tutti, senza riservarlo a particolari doni e a speciali funzioni. Ognuno nel suo piccolo è ministro autorizzato, competente e potente della misericordia divina proprio per tutto quello che ha ricevuto nella sua vicenda personale.
La piccola parabola che Luca, solo tra gli evangelisti, ci regala ai vers.7-10, ci ricorda quanto questo servizio di misericordia sia costitutivo della condizione di ogni cristiano. Mi attira l’ipotesi di poter interpretare la figura del padrone di quel servo. Si può pensare al Signore stesso. Ma si può pensare anche ad ogni persona che siamo chiamati a “servire” in questo esercizio della misericordia. Ogni persona è in questo senso il “padrone” da servire sino in fondo. Per poi concludere che in questo non c’è niente di speciale! E’ difficile rendere il significato del termine reso qui con quell’ “inutili” che vuole indicare l’assoluta ordinarietà del ministero del perdono: siamo servi “di cui non c’è bisogno”, nel senso che ogni altro potrebbe fare quello che ci è chiesto. Noi, abbiamo semplicemente “fatto quanto dovevamo fare”. Ma oggi mi piace ricordare con voi quanto questo abbia fatto bene e fino in fondo il nostro carissimo Papa Giovanni nei confronti di tutti gli uomini e tutte le donne della terra, di ieri, di oggi, e di domani.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-171-10.html