17,1 Disse ancora ai suoi discepoli: «È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. 2 È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3 State attenti a voi stessi!
Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. 4 E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai».
5 Gli apostoli dissero al Signore: 6 «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? 8 Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? 9 Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
Mi piace sottolineare quanto sia ricco l’insegnamento del Signore. Lasciata da parte la polemica con i farisei, Gesù si rivolge ai suoi discepoli, e li conduce nelle grandi vie della sapienza. Possono sembrare versetti staccati l’uno dall’altro, ma invece tutto è sempre molto compatto, e non si tratta solo di regole morali, ma anche e soprattutto di vasti orizzonti sapienziali, essenziali per il vivere cristiano. Oggi ammiriamo la connesione tra il pericolo dello scandalo e la necessità del perdono.
I “piccoli” del ver.2 che non devono subire lo scandalo sono genericamente i piccoli, e cioè coloro che sono più vulnerabili di fronte alla violenza di atteggiamenti negativi; ma, più profondamente, sono i discepoli del Signore! La fede, che pure è principo di tanta forza, riempie il discepolo di una meravigliosa e delicata “piccolezza”, cioè di una condizione del cuore tanto contraria agli atteggiamenti mondani, da rimanerne facilmente ferita e addolorata. Per questo, ritengo che si debba assolutamente connettere il tema dello scandalo dei vers.1-3 con l’esigenza del perdono fraterno dei vers.3-4. I piccoli sono dunque i fratelli!
Il fratello ha una specie di “diritto” a ricevere il perdono del fratello. Il perdono è al cuore della fede. E’ scandaloso lasciarglielo mancare, fosse anche in una situazione dove il suo peccato fosse molto grande. Fosse anche che sette volte in un giorno pecca, e dice “mi pento”, deve essere perdonato. Non si possono porre limiti alla misericordia divina che ci è stata regalata e affidata. Per questo, ai vers.5-6, gli apostoli chiedono un ulteriore dono di fede: tanto è difficile custodire questa misura di perdono! E Gesù conferma essere la fede il principio, la fonte, della misericordia fraterna.
L’immagine dei vers.7-10 è del solo Luca, e, isolata dal contesto, può assumere diverse interpretazioni. Nella grazia della lectio continua del testo si vede bene che la fatica chiesta al servo è proprio riferita a quel ministero del perdono che sta al cuore dell’esperienza cristiana. Perdono di cui tutti hanno sempre assoluto bisogno. Perdono che è la grande potenza di rigenerazione che il Cristo consegna ad ogni suo discepolo nella potenza dello Spirito Santo. Potere e potenza che si rischia di esercitare sempre troppo poco.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi sembra che il versetto 9-10 sia piuttosto severo nel ridimensionare il lavoro del servo, che dopo aver semplicemente fatto quello che gli era stato ordinato deve riconoscere la sua inutilità. Forse vale più l’obbedienza del servo che l’opera del suo servizio.
Mi sembrano anche in questa direzione di severità i vv.5-6 che decretano che gli apostoli hanno fede minore di un granellino di senapa. E poi che sono lì con lui!
Anche il versetto 3: ‘State attenti a voi stessi!’, riferendosi al rischio di ‘scandalo’, mi sembra poco confortante sulle aspettative che il Signore ha sui suoi discepoli e sugli uomini.
Se questa è la nostra condizione non possiamo fare davvero altro che perdonare costantemente e pentirci, fiduciosi nel Suo perdono.
Personalmente Vangelo piuttosto faticoso oggi.
Anche a me è sembrato importante collegare il perdonare anche sette volte il fratello che, in un giorno, pecca contro di noi e si pente (ci è mai capitato??) al servizio umile, costante, perseverante del servo che fa tutto quello che gli è stato ordinato.
Gli apostoli provano a chiedere un surplus di fede per quest’opera “impossibile” del perdono. Il Signore forse ironicamente gli fa capire che non ne hanno nemmeno un granello di senapa. Quindi rimboccarsi le maniche e servire-perdonare, senza tanti ragionamenti. Anche il servo non può aspettarsi sconti di lavoro dal suo padrone, nemmeno un grazie.
E’ severo. Ma in fondo è quello che ha fatto Gesù, perdonandoci tutti i peccati, morendo in croce, facendo quello che gli è stato ordinato dal Padre.
Nel brano odierno compaiono due espressioni che abbiamo ripetuto tante volte: “Signore, aumenta la nostra fede!” Che bella preghiera, grande e semplice come altre che troviamo nei Vangeli. E l’altra espressione: “Siamo servi inutili”; forse, rende meglio l’originale “servi da nulla”. La parabola su questi servi mi pare che rispecchi la logica umana; ma Gesù è un po’ “sconsiderato”, non segue le nostre logiche; infatti, nell’altra parabola che abbiamo meditato pochi giorni fa, ci diceva che il “nostro padrone” ci metterà a tavola per servirci! E’ una delle affermazioni più sconvolgenti rispetto ai principi delle varie religioni: Dio che si mette accanto a noi per servirci! E’ proprio quello che succede.