54 Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. 55 E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. 56 Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? 57 E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? 58 Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. 59 Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

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Il capitolo 12 cominciava con un giudizio severo sull’ipocrisia farisaica. E con un’ammonizione verso gli ipocriti si conclude. Così, il termine “ipocrisia” assume il significato di una finzione, un non accogliere l’evidenza della situazione, come se nulla fosse accaduto. Invece….è accaduto Gesù! E Gesù è la fine del tempo antico e il principio del tempo nuovo, del tempo finale, del tempo del Messia. Certo, rimangono i gravi segni del vecchio regime del peccato e della Legge, ma in modo grande ed evidente ci sono i segni del dono di Dio, che appunto è Gesù. E’ ipocrisia fingere che non ci siano e quindi fingere di non vederli. Così mi pare si possa accogliere la Parola dei vers.54-57. L’evidenza del dono di Dio porta all’accusa che Gesù rivolge loro: “E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?”(ver.57). Sono ipocriti, perché, come colgono i segni che consentono giuste previsioni del tempo, non vogliono cogliere i tempi del Messia e le esigenze, e le urgenze, che ne derivano.
Quando al ver.58 si parla di un “avversario” mi pare si debba intendere in senso letterale, e anzi in un senso rafforzato, perché quell’avversario è un fratello, o in ogni modo un avversario che deve rapidamente diventare fratello. Una situazione che non può rimanere tale! In questo senso è interessante il significato del verbo reso in italiano con l’espressione “cerca di trovare un accordo con lui”, che alla lettera, come ben rende la versione latina, vuol dire “dai opera – cioè – per liberarti di lui”, che va intesa positivamente, e cioè come far in modo che l’avversario diventi fratello. Dunque, fa’ in modo che cada e scompaia “l’essere avversario”, l’inimicizia.
E per questo è necessario tener conto che i tempi incalzano, perché il giudizio divino si è reso presente nella Parola e nella Pasqua di Gesù. Bisogna evitare il pericolo di arrivare ancora avversari “davanti al magistrato…” e tutto quello che segue, fino al dover pagare “fino all’ultimo spicciolo” del ver.59. E’ l’urgenza del perdono e della pace! Tale è infatti il senso e l’imperativo di quest’ultimo tempo della storia. Siamo già all’ultima ora. Qui possiamo dare un rapido sguardo a quello che abbiamo ascoltato in tutto questo cap.12, per coglierlo tutto in una sintesi sapienziale dove s’incontrano il desiderio urgente di Gesù a che sia acceso il fuoco sulla terra ed Egli riceva il “battesimo” pasquale della sua morte e risurrezione, e l’altrettanto urgente necessità a che noi ci convertiamo alla vita nuova, nella fede della salvezza, nella povertà evangelica dell’amore fraterno e nella vigilanza a che il Signore ci trovi fedeli al suo ultimo ritorno.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo”
Mi è piaciuto molto che oggi anche per questa ipotesi della prigione vi sia una prospettiva finale di speranza. L’insegnamento di Gesù non si chiude con l’ipotesi della prigione ma con la possibilità di uscirvi, pagando (o meglio “restituendo”) l’ultimo spicciolo. Mi è sembrata bella questa immagine perchè mi ha ricordato un esempio molto bello di questo, che incontreremo verso la fine del Vangelo, all’inizio del capitolo 21, nell’immagine della vedova povera che, gettando 2 spiccioli nel tesoro del tempio, getta tutto quello che ha per vivere. Gli ultimi spiccioli appunto, restituiti a Lui. Gesto che a Gesù piacerà molto.
Mi chiedo se, visto tutto il contesto del discorso in questi capitoli, in cui Gesù bussa insistentemente al nostro cuore chiedendo l’adesione della fede, mi chiedo appunto se in questo contesto “l’avversario” con cui è necessario mettersi presto d’accordo non potrebbe essere Lui stesso. Il tempo ci è regalato, come dice San Pietro, proprio in ordine alla conversione quotidiana a Gesù e alla misericordia di Dio che vuole raggiungere tutto e tutti.