1 Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».
Rispetto al testo parallelo di Matteo 6,9-13 dove la preghiera comunemente chiamata “il Padre nostro” è interna al grande Discorso di Gesù sul monte, la particolarità preziosa di Luca è che essa sia come “provocata” dalla preghiera stessa del Signore. Mi sembra che questo tenda a suggerire che Egli insegni ai discepoli la preghiera che Lui stesso rivolge al Padre. Più volte abbiamo notato come Luca ami sottolineare questa preghiera di Gesù, soprattutto nel passaggi più importanti della sua vita e del suo insegnamento. Oggi mi sembra un grande regalo pensare che Egli ci coinvolga e ci immerga nella sua stessa preghiera!
La versione di Luca è più breve di quella di Matteo. Provo a sottolinearne qualche passaggio. In Luca manca l’aggettivo possessivo accanto al termine “Padre”. Molte volte abbiamo sottolineato la preziosità di quel “nostro”, così esigente per sottolineare che siamo tutti un’unica famiglia di figli di Dio. Il testo di Luca ci porge un altro regalo ugualmente prezioso, ed è quello di poter dire semplicemente “Padre”, come appunto Lui dice nella sua preghiera! E’ proprio la preghiera di Gesù che diventa la nostra preghiera!
Il ver.3 sembra volerci costringere a cercare una precisazione circa la richiesta del “pane quotidiano”, perché provoca un interrogativo che la versione italiana supera con una specie di “ripetizione”: pane “quotidiano” richiesto per “ogni giorno”. Non voglio adesso affrontare un quesito che è grande, e troppo grande per me. Tuttavia mi permetto di accennare che quello che noi chiamiamo “pane quotidiano” ha un rilievo profondo, che tende a sottolineare quanto questo pane di “ogni giorno” sia “essenziale”, non se ne possa fare a meno.
Circa la versione dell’ultima richiesta della preghiera – “non abbandonarci alla tentazione” – so che si sta stabilendo una espressione nuova e ufficiale. Certamente la nostra consueta invocazione “non indurci in tentazione” porta con sé dei problemi. Non so che cosa verrà deciso. Mi limito a ricordare di aver trovato anni fa un suggerimento che mi sembra abbastanza convincente. Si tratta del fatto che la lingua greca come anche quella italiana non ha una forma verbale detta “causativa”. In concreto, un’ipotesi sarebbe “nella tentazione fa’ che non entriamo”. Scusate le chiacchere.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ieri il Signore diceva chiaramente che di una cosa c’è bisogno.C’è bisogno di ascoltare la sua Parola,di stare vicini al Signore.
Mi è sembrato che i discepoli oggi si mettano subito al lavoro.
‘Insegnaci a pregare’.
Gesù ci invita ad una preghiera da figli fatta di pane quotidiano,di perdono ricevuto e di perdono dato,di lotta contro le tentazioni.
C’è proprio bisogno di Lui!
Anche a me è piaciuto questo richiesta di uno dei discepoli. Abbiamo già incontrato Gesù che prega, che si apparta a pregare, che prende i discepoli per salire sul monte a pregare… Finalmente oggi i discepoli non vogliono più stare a guardare il loro Signore pregare. Vogliono pregare come lui, con lui!
Leggere, rileggere, ascoltare la preghiera del Padre nostro, in questa formula più semplice di Luca, dalla bocca stessa di Gesù mi impressiona molto. In quel “noi” (dacci il nostro pane, perdona i nostri peccati, come noi… non abbandonarci…) c’è anche lui!