38 Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39 Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40 Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42 ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

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Ancora una volta mi sembra che la via più semplice e diretta per accogliere la Parola che conclude Luca 10 sia quello di proseguire il nostro cammino sulla strada che ci ha condotto fin qui nel Vangelo secondo Luca; e quindi in grande continuità con la parabola del Samaritano, anche noi mettiamoci “in cammino”(ver.38), con Gesù e i discepoli, fino al villaggio dove abitano Marta e Maria. Un rapido ascolto di Giovanni 12,1-11 ci dice che Betania è questo villaggio, e ci dona una versione affascinante dell’episodio che Luca ci offre oggi.
Secolarmente questi versetti sono stati interpretati come l’indicazione di due vie del rapporto con Gesù, soprattutto per la vita “consacrata”, per la vita degli uomini e delle donne che vivono fuori dal matrimonio, l’unione nuziale con lo Sposo Gesù, nei voti dell’obbedienza, della povertà e della castità. E qui, con un certo imbarazzo per la Chiesa d’occidente, per la Chiesa Cattolica, l’affermazione della superiorità della vita “contemplativa”, sulla vita “attiva”, rappresentate una da Maria e l’altra da Marta. Le nuove edizioni delle bibbie mettono in nota qualche dubbio su questa interpretazione. Il discorso sarebbe lungo!
Mi sembra si possa e si debba dire che il nostro testo, in grande continuità con la parabola del Samaritano, vuole esaltare quel “Va’ e anche tu fa’ così” dell’ultimo versetto del testo precedente. La comunione d’amore di Gesù con la nostra povera umanità ferita, appunto la vicenda del Samaritano e dell’ebreo ferito, sono ormai il volto profondo dell’esistenza del credente. Dalla comunione d’amore che Gesù ha stabilito con noi, alla comunione d’amore che ci unisce ad ogni uomo e donna della terra. Il primato, dunque della comunione d’amore. Gesù dolcemente rimprovera Marta richiamandola al fatto che tutto deve essere ormai celebrazione di tale comunione d’amore. Marta certamente voleva servire e amare il suo Ospite Gesù, ma l’affanno per le cose da fare per Lui rischiava di far dimenticare che tutto era fatto per Lui. Il pericolo è che le cose da fare diventino più importanti del segno d’amore e di comunione che esse contengono. La vita cristiana è chiamata ad essere un unico atto d’amore, ricevuto dalla bontà di Dio e comunicato al prossimo che abbiamo accanto. Voler bene e volersi bene è il senso della vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.