37 Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. 38 Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39 Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. 40 Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? 41 Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo. 42 Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. 43 Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 44 Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
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L’inizio del nostro brano mi porta ad invitarvi a riprendere per un momento il testo di Luca 7,36-50, dove pure si parla di un invito a pranzo da parte di un fariseo. Quello che allora accade può dare luce singolare e profonda a quello che oggi il Signore ci rivela e ci insegna.
Nei testi paralleli di Matteo 15 e Marco 7 l’occasione del rimprovero di Gesù è data dal comportamento dei discepoli; qui è Gesù stesso a suscitare la meraviglia del fariseo non facendo “le abluzioni prima del pranzo”(ver.38). Non si dice se tale meraviglia il fariseo l’abbia anche esplicitamente manifestata. In ogni modo il Signore gli risponde direttamente. Non si preoccupa di ritornare sul suo comportamento, e sembra quasi che Egli abbia voluto provocare la reazione del fariseo per fare un intervento di portata generale nei confronti dell’ipocrisia farisaica.
Il tema è quello centralissimo della purità e della purificazione, punto centrale della fede e della pietà ebraica. Gesù non intende disconoscere tale importanza, ma porta il tema a livelli di esigente verità-interiorità. Per questo, intreccia fortemente il tema puro-impuro con il tema esteriorità-interiorità. L’accusa è quella di una sostanziale incoerenza tra la dimensione esteriore, simboleggiata dall’ “esterno della coppa e del piatto” e l’ “interno”, che non riguarda più la coppa e il piatto, ma è subito “il vostro interno”, pieno di rapina e di iniquità. Il punto centrale del brano mi sembra il ver.41. La nota della Bibbia di Gerusalemme avverte che il versetto è di difficile interpretazione, al punto che la versione francese traduce “quello che avete”, rinunciando alla particolarità dell’affermazione di Gesù che parla di “quello che c’è dentro”. Invece qui Egli chiede di dare in elemosina quello che c’è dentro, e quello che c’è dentro è stato descritto al ver.39 appunto come “pieno di rapina e di inquità”. Dunque sembra che Gesù chieda non una purificazione diretta del cuore da questa rapina e iniquità, ma una sua “trasformazione” in direzione dell’ “elemosina”, cioè dell’amore misericordioso! Mi sembra di poter dire che fa parte della mia modesta esperienza interiore constatare come molti pesi della coscienza e della memoria possano essere riscattati e quindi tolti, quando per grazia di Dio diventano fonte di misericordia per gli altri.
Il ver.42 appare come una conferma di tutto ciò, quando Gesù rimprovera di aver trasgredito i comandamenti essenziali, e cioè “la giustizia e l’amore di Dio”. La giustizia si riferisce al giudizio che la Parola di Dio porta alla nostra coscienza di peccatori, e l’amore sembra essere il “riscatto” da tale giudizio per la potenza della misericordia che è sanante sia di chi la riceve sia di chi la comunica. Perdonati e amati da Dio, non possiamo compiere azione più alta di quella di comunicare il dono ricevuto. Il rischio farisaico è quello di celare un situazione ferita nel rigore di un atteggiamento esterno, spinto fino al giudizio e alla condanna del fratello. L’affermazione è accompagnata e descritta dalla tremenda immagine dei sepolcri invisibili sui quali si passa senza saperlo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Quello che c’è dentro, l’interno è creato dal Signore (v.40) ma in noi è rapina ed iniquità (39). Tendiamo a nasconderlo, a coprirlo a privilegiare l’esterno e il visibile. Eppure è creato da Lui!
Mi sembra molto bello l’inizio del vangelo di oggi dove si dice che Gesù viene invitato dal fariseo, entra e si mette a tavola. E’ lui che entra, che raggiunge l’interno nascosto del nostro cuore con la sua parola ed è Lui che ha il potere di rinnovarlo, è Lui che ci consente di usare questo “interno” come dono di carità e così di purificarci. Gesù non ha paura del nostro buio, del nostro peccato. Come con Zaccheo, viene a casa nostra, si siede a mensa con noi e misteriosamente ci dà la forza di cambiare la nostra vita.
Mi è piacuta la decisione con cui il Signore chiarisce la questione dei farisei. Mi sembra che la strada mostrata da Lui, di mettere davanti a tutto la giustizia e l’amore di Dio, rispetto alle decime,ai saluti, ai primi posti possa essere applicata in più direzioni. Nell’esperienza personale cristiana ma forse anche a livello più generale.
Sono stato piuttosto colpito dall’immagine dei sepolcri che con Luca sono invisibili e rendono immondi ignari passanti,con Matteo sono imbiancati,belli all’esterno e putridi all’interno.
Se trasgredendo la giustizia e l’amore di Dio si assomiglia a dei sepolcri..eccoci.
Mi ha però riportato alla vicenda per cui siamo continuamente fatti risorgere dai sepolcri delle nostre miserie, per cui le nostre ossa inaridite diventano anche nervi,carne e Spirito.
‘Ecco io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe,o popolo mio.'(Ez 37,13)