1 Così dice il Signore: «Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? 2 Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie – oracolo del Signore. Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi trema alla mia parola. 3 Uno sacrifica un giovenco e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un’offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l’iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini; 4 anch’io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di loro ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha udito. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che non gradisco hanno scelto».
Commenti registrati questa mattina, mercoledì 1-04-2020, nella condivisione c/o le nostre parrocchie:
Omelia dialogata alla Dozza (file mp3)
Messa quotidiana trasmessa in diretta sul canale youtube delle Famiglie della Visitazione: https://www.youtube.com/watch?v=DO1npJLp3qE
Omelia dialogata a Sammartini: (file mp3)
COMMENTO delle Famiglie della Visitazione:
Francesco. L’inizio di questo testo di questo ultimo capitolo del libro di Isaia (“Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?”) mi ha ricordato l’episodio della purificazione del tempio, narrato nel capitolo secondo del vangelo di Giovanni, nel quale l’evangelista, a commento del gesto del Signore compiuto nel tempio, osserva: “questo disse a proposito del tempio, che è il suo corpo”. Il Nuovo tempio del popolo di Dio, il nuovo luogo dove egli può svolgere il suo culto spirituale è il corpo del Signore e, in Lui, il corpo di ogni uomo e donna sulla terra, in cui si compie il mistero della Pasqua di Gesù.
Giovanni. La distinzione tra il fatto religioso e la fede sembra l’oggetto di questo testo, che pare voglia appunto mettere un sospetto e quindi un’attenzione speciale su quello che noi consideriamo la vita religiosa e quello che è invece il rapporto reale e profondo con il Signore: Isaia qui ci conduce nell’intimità del rapporto con il Signore, un intimità che non vuol dire un rapporto esclusivamente personale, ma certo un rapporto vero, un’esperienza reale della sua persona, della sua volontà di salvezza e della nostra possibilità di conversione a Lui. Questo è il tema centrale della profezia di oggi e quindi è giusto che siamo un po’ prudenti rispetto alle manifestazioni religiose e ad avvenimenti e fatti culturali che non sempre sono capaci di portarci dentro all’evento del Signore.
Potremmo così qualificare Il versetto 1 (la terra, la casa, il luogo) come il discorso religioso e il versetto 2 (la mia mano, esse sono mie, il mio sguardo sull’umile e l’afflitto) come la realtà della fede e quindi della comunione d’amore che unisce il Signore a noi e noi al Signore. Allo stesso modo, al versetto 3 si dice che uno sacrifica un giovenco e sarebbe un’offerta religiosa e poi uccide un uomo, minando alla radice il rapporto intimo che il Signore stesso stabilisce con ognuno di noi e con noi tutti insieme. Infine, il ver. 4 (“io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha udito”) dice ancora la sostanza del vero rapporto con Dio: la risposta alla sua chiamata, l’ascolto della sua parola.
Dio ti benedica e anche tu ricordati di noi nella tua preghiera. F e Gv