17 Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, 18 poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. 19 Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia. 20 Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza, poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. 21 Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto. 22 Non fabbricheranno perché un altro vi abiti, né pianteranno perché un altro mangi, poiché, quali i giorni dell’albero, tali i giorni del mio popolo. I miei eletti useranno a lungo quanto è prodotto dalle loro mani. 23 Non faticheranno invano, né genereranno per una morte precoce, perché prole di benedetti dal Signore essi saranno, e insieme con essi anche la loro discendenza. 24 Prima che mi invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io già li avrò ascoltati. 25 Il lupo e l’agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come un bue, e il serpente mangerà la polvere, non faranno né male né danno in tutto il mio santo monte», dice il Signore.
Commenti registrati questa mattina, martedì 31-03-2020, nella condivisione c/o le nostre parrocchie:
Omelia dialogata alla Dozza (file mp3)
Messa quotidiana trasmessa in diretta sul canale youtube delle Famiglie della Visitazione: https://youtu.be/v9OKCgjZmmA
Omelia dialogata a Sammartini: (file mp3)
COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Giovanni. Per me la novità più affascinante del testo di oggi è proprio questo modo e questo contenuto, perché normalmente, quando penso alla creazione, penso a qualche cosa che è già stato fatto, in un certo senso all’avvenimento più antico raccontato dal racconto biblico. Invece, la cosa interessante è che Isaia usa sia questo verbo sia questo sostantivo, creare e creazione, come un fatto tutto da accogliere, di cui accorgersi, da percepire intanto che avviene; quindi non come un avvenimento antico, ma assolutamente nuovo. Allora ho pensato a “cieli nuovi e terra nuova” come la persona di Gesù, compimento dei grandi tempi della profezia e dell’attesa, realtà definitiva e nuovissima, Salvatore di tutta la creazione e di tutta la storia. Solo che non mi sembra solo Salvatore, ma fonte lui stesso di questa nuova creazione. La grande vicenda dei Padri ebrei adesso si arresta nella persona di Gesù, che di tutta quella profezia è l’oggetto privilegiato e il compimento.
Francesco. Di questa nuova creazione un aspetto che mi sembra di grande rilievo ed è molto bello è la ripresa al ver. 25 dell’immagine del lupo e dell’agnello che vivono insieme pacificamente, già descritta al cap. 11 di Isaia: è il segno non solo di una nuova creazione, ma di una nuova storia. Tutte le relazioni, anche quelle più difficili, anche quelle di contrapposizione, di inimicizia, qui si risolvono in una convivenza di pace.
Giovanni. Isaia stesso sembra coinvolto in questo e quindi il suo è una annunzio singolare, anche per la sua modalità, perché chi va ad annunciare il vangelo annuncia qualche cosa che ha conosciuto, che ha in qualche modo anche mentalmente, razionalmente organizzato, un contenuto, un fatto preciso, mentre invece la cosa bellissima che mi ha molto affascinato è che il primo più sorpreso sembra essere proprio lui, il profeta. Lui stesso annuncia una novità che non è ancora definita e stabilizzata, che c’è e della quale bisogna prendere atto, una meraviglia che custodisce un carattere assoluto di novità. Tutto questo è molto importante e preziosissimo per noi oggi, perché ci avverte di come raccogliere e accogliere la storia della salvezza: come un avvenimento che si sta compiendo, non qualche cosa che è già stato organizzato in contenuti precisi da riferire, in libri che si possono scrivere, ma la vivacità della visita dello Spirito di Dio, che ci dà la grande notizia e noi siamo sorpresi da questa notizia. Non è un ragionamento, non è l’analisi di qualche cosa di già fatto esistente e tranquillo, ma è l’esplosiva novità che ogni realtà assume, a motivo del Cristo. L’annuncio del vangelo ha sempre questa qualità: “Ma lo sai che cosa è successo?” o “Lo sai che cosa mi è successo?”. Isaia ci fa fare dei conti enormi con il tema del tempo, proprio per farci capire la novità vertiginosa che è iniziata con la persona di Gesù: “Ecco – è Dio che sta parlando – io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, perché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, perché creo Gerusalemme per la gioia e il suo popolo per il gaudio” (ver. 17-18): è una notizia, una buona notizia sorprendente.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco