3 Ora, venite qui, voi, figli della maliarda, progenie di un adultero e di una prostituta. 4 Di chi vi prendete gioco? Contro chi allargate la bocca e tirate fuori la lingua? Non siete voi forse figli del peccato, prole bastarda? 5 Voi, che spasimate fra i terebinti, sotto ogni albero verde, che sacrificate bambini nelle valli, tra i crepacci delle rocce. 6 Tra le pietre levigate del torrente è la parte che ti spetta: esse sono la porzione che ti è toccata. Anche ad esse hai offerto libagioni, hai portato offerte sacrificali. E di questo dovrei forse avere pietà? 7 Su un monte alto ed elevato hai posto il tuo giaciglio; anche là sei salita per fare sacrifici. 8 Dietro la porta e gli stipiti hai posto il tuo emblema. Lontano da me hai scoperto il tuo giaciglio, vi sei salita, lo hai allargato. Hai patteggiato con coloro con i quali amavi trescare; guardavi la mano. 9 Ti sei presentata al re con olio, hai moltiplicato i tuoi profumi; hai inviato lontano i tuoi messaggeri, ti sei abbassata fino agli inferi. 10 Ti sei stancata in tante tue vie, ma non hai detto: «È inutile». Hai trovato come ravvivare la mano; per questo non ti senti esausta. 11 Chi hai temuto? Di chi hai avuto paura per farti infedele? E di me non ti ricordi, non ti curi? Non sono io che uso pazienza da sempre? Ma tu non hai timore di me. 12 Io divulgherò la tua giustizia e le tue opere, che non ti gioveranno. 13 Alle tue grida ti salvino i tuoi idoli numerosi. Tutti se li porterà via il vento, un soffio se li prenderà. Chi invece confida in me possederà la terra, erediterà il mio santo monte.
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Commento Famiglie della Visitazione
E’ il Signore Sposo che parla, lamentandosi col suo popolo, sposa infedele e adultera. Mentre il precedente oracolo metteva a nudo l’indegnità dai capi, qui la parola sembra rivolta a ognuno e a tutti. Difficile precisare anche l’ambito temporale di questo oracolo (pres-esilico? post-esilico?). In certo senso dal peccato di Adamo ad oggi l’idolatria è la triste e facile alternativa all’abbandono fiducioso nelle mani di Dio (v 13). Il nostro Dio è invisibile e la fede ci pone nell’orizzonte delle cose invisibili. L’idolo, invece, nelle sue molteplici forme, ha la caratteristica di essere visibile e controllabile dall’uomo, insomma un “dio nelle nostre mani”. Il nostro testo ci aiuta a cogliere alcune caratteristiche dell’idolatria: i miti naturalistici e naturisti (v 5), il sacrificio dei figli che portano il peso dell’idolatria (v 5), la magìa (v 8.10), la sessualità deviante (v 3.4.7.8.). Anche oggi forme di idolatria assegnano adorazione a creature esterne all’uomo ma indubbiamente il vertice della idolatria è l’auto-idolatria che ci porta a concentrarci sull’uomo stesso, su noi stessi. Il v 11 “di chi hai avuto paura per farti infedele?” è molto prezioso perchè ci rivela la causa dell’idolatria, cioè la paura, quel timore della morte che schiavizza tutta la vita (Ebr 2,14-15). Ma è proprio su questo che Dio lancia la sfida: gli idoli non danno salvezza (v 13) mentre invece chi si abbandona con mitezza a Dio erediterà la terra e il monte santo, proprio come promette la beatitudine.