7 Così dice il Signore, il redentore d’Israele, il suo Santo, a colui che è disprezzato, rifiutato dalle nazioni, schiavo dei potenti: «I re vedranno e si alzeranno in piedi, i prìncipi si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, del Santo d’Israele che ti ha scelto». 8 Così dice il Signore: «Al tempo della benevolenza ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato. Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l’eredità devastata, 9 per dire ai prigionieri: “Uscite”, e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”. Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. 10 Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l’arsura né il sole, perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d’acqua. 11 Io trasformerò i miei monti in strade e le mie vie saranno elevate. 12 Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente e altri dalla regione di Sinìm». 13 Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri.
Isaia 49,7-13

COMMENTO delle Famiglie della Visitazione
Il primo versetto secondo alcuni fa parte del testo precedente (secondo canto del Servo), mentre secondo altri fa corpo col testo seguente. Nella prima ipotesi, sarebbero parole rivolte al Servo, nel secondo caso, sembrerebbero più attribuite a Israele. Comunque ormai abbiamo visto che questi due soggetti sono chiaramente intercambiabili, o meglio, il Servo, che per noi è certamente il Signore Gesù, il Messia, incarna in se stesso tutto il suo popolo e fa corpo con esso.
Nel canto precedente ascoltavamo la percezione soggettiva di fallimento del Servo (v 4); anche oggi vediamo in trasparenza il mistero pasquale nel quale l’umiliazione del Messia (e di Israele) rifiutato e disprezzato coincide con la gloria di Dio, con la sua stessa glorificazione (v 8) e con la redenzione di tutto il popolo. Per questo la prospettiva si allarga improvvisamente all’immagine del ritorno gioioso di Israele dall’esilio (v 9 “uscite” “venite fuori”) e forse alla convocazione in unità di tutti i dispersi (v 12. Ebrei della diaspora? Tutte le genti?). Si tratta di un cammino assistito dal Signore stesso che, per tutti e per ciascuno, si fa riparo, ristoro dalla fame e dalla sete e guida.
Quell’appianamento dei monti e delle asperità del terreno che Giovanni Battista prospettava come preliminare necessario alla venuta del Signore (Is 40,4), ora è operato dal Signore stesso che spiana la via al suo popolo nel suo ritorno a Lui (v 11). Tutta la creazione (nell’orizzonte visibile della terra e quello invisibile del cielo) è invitata a gioire per questa opera di consolazione e di misericordia (v 13).