1 Oracolo su Tiro. Fate il lamento, navi di Tarsis, perché è stata distrutta: è senza più case. Mentre tornavano dalla terra dei Chittìm, ne fu data loro notizia. 2 Ammutolite, abitanti della costa. I mercanti di Sidone, che attraversavano il mare, ti affollavano. 3 Attraverso le acque profonde giungeva il frumento di Sicor, il raccolto del Nilo, che era la sua ricchezza. Tu eri il mercato dei popoli. 4 Vergógnati, Sidone, perché il mare, la fortezza marinara, ha parlato dicendo: «Io non ho avuto doglie, non ho partorito, non ho allevato giovani, non ho fatto crescere vergini». 5 All’udirlo in Egitto, si addoloreranno per la notizia su Tiro. 6 Passate a Tarsis, fate il lamento, abitanti della costa. 7 È questa la vostra città gaudente, le cui origini risalgono a un’antichità remota, i cui piedi la portavano lontano per fissarvi dimore? 8 Chi ha deciso questo contro Tiro, la dispensatrice di corone, i cui mercanti erano prìncipi, i cui trafficanti erano i più nobili della terra? 9 Il Signore degli eserciti lo ha deciso, per svergognare l’orgoglio di tutto il suo fasto, per umiliare i più nobili sulla terra. 10 Solca la tua terra come il Nilo, figlia di Tarsis; il porto non esiste più. 11 Ha steso la mano verso il mare, ha sconvolto i regni, il Signore ha decretato per Canaan di abbattere le sue fortezze. 12 Egli ha detto: «Non continuerai a far baldoria, o vergine, duramente oppressa, figlia di Sidone. Àlzati, va’ pure dai Chittìm; neppure là ci sarà pace per te». 13 Ecco la terra dei Caldei: questo popolo non esisteva. L’Assiria l’assegnò alle bestie selvatiche. Vi eressero le loro torri d’assedio, ne hanno demolito i palazzi, l’hanno ridotta a un cumulo di rovine. 14 Fate il lamento, navi di Tarsis, perché è stato distrutto il vostro rifugio.
Isaia 23,1-14
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Tarsi è, probabilmente, una località sulla costa spagnola. La terra dei Chittìm invece è l’isola di Cipro, dove i governanti fenici si rifugiavano in caso di minaccia. Nel disastro che viene annunciato per Tiro e Sidone mi sembra determinante il venir meno della fecondità. Se non siamo in armonia con Dio, se tradiamo la relazione nuziale con lui, siamo destinati alla infecondità: non ci saranno frutti, non si costruisce una comunità umana degna di questo nome. Cosa ha portato le due splendide e ricche città a questo punto? E’ “l’orgoglio di tutto il suo fasto”(v.9), del benessere e del successo, la presunzione della propria autosufficienza. Da questa falsa autonomia, dalla convinzione di essere bravi (e “superiori” agli altri) dobbiamo difenderci, poiché è l’accogliere il dono di Dio che garantisce la nostra fecondità.
Come tutte le potenze mondane, anche Tiro decadrà!
La caratteristica e il volto della sua potenza, che la distingue dalle altre potenze incontrate finora è, al ver.2 -3, è la prosperità del mercato e dell’economia! Un tema molto attuale anche per noi!
Ma proprio per questo dovrà decadere. Dice al ver.9: “Il Signore degli eserciti lo ha deciso per svergognare l’orgoglio di tutto il suo fasto, per umiliare i più nobili sulla terra”.
D’altronde la sua prosperità è inevitabilmente accompagnata dalle sue stesse carenze: “Io non ho avuto doglie, non ho partorito, non ho allevato giovani, non ho fatto crescere vergini”! (ver.4).
Il Signore stesso ha deciso questa decadenza, “per svergognare l’orgoglio di tutto il suo fasto, per umiliare i più nobili sulla terra” (ver.9).
In nessun luogo, Dio aggiunge, “ci sarà pace per te” (ver,12).
I suoi nemici, tra i quali primariamente l’Assiria, “l’hanno ridotta a un cumulo di rovine”.
La storia è di fatto la memoria di queste potenze inevitabilmente ridotte alla loro rovina! “Fate il lamento, navi di Tarsis, perché è stato distrutto il vostro rifugio” (ver.14).
Sottolineiamo però che l’invito a “fare il lamento” dei vers.1, del ver.6 e del ver.14 e l’ “Ammutolite” del ver.2 , e il “saranno addolorati” del ver.5 sembrano voler esprimere non tanto un giudizio quanto un invito alla conversione!
Dio ti benedica. Donaci la tua benedizione. Giovanni e Francesco.