15 Così dice il Signore, Dio degli eserciti: «Rècati da questo ministro, da Sebna, il maggiordomo, e digli: 16 “Che cosa possiedi tu qui e chi hai tu qui, tanto da scavarti qui un sepolcro?”. Scavarsi in alto il proprio sepolcro, nella rupe la propria tomba! 17 Ecco, il Signore ti scaglierà giù a precipizio, o uomo, ti afferrerà saldamente, 18 certamente ti rotolerà ben bene come una palla, verso una regione estesa. Là morirai e là finiranno i tuoi sontuosi cocchi, o ignominia del palazzo del tuo signore! 19 Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto. 20 In quel giorno avverrà che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkia; 21 lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua cintura e metterò il tuo potere nelle sue mani. Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. 22 Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. 23 Lo conficcherò come un piolo in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre. 24 Su di lui faranno convergere ogni gloria della casa di suo padre: germogli e rampolli, ogni piccolo vasellame, dalle coppe alle anfore. 25 In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – cederà il piolo conficcato in luogo solido. Si spezzerà, cadrà e andrà in frantumi tutto ciò che vi era appeso, perché il Signore ha parlato».
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“Ha rovesciato i potenti dai troni”, dice il Magnificat, e qui vediamo che Dio opera così col governatore Sebna. A Lui non piacciono l’orgoglio e l’autoesaltazione del potente; Sebna aveva collocato “in alto” perfino il suo sepolcro e il Signore lo scaglia “giù a precipizio”: “Ti rovescerò dal tuo posto”! Viene chiamato a sostituirlo il fedele “servo” Eliakìm. Le sue caratteristiche richiamano immediatamente quelle del Messia, quelle che si sono compiute completamente in Gesù: è “un padre”, cioè un sovrano che si dedica al bene dei suoi sudditi; ha “la chiave della casa di Davide”, la pienezza del potere per dare vita e salvezza; sarà assiso su “un trono di gloria”, e la croce è stata questo trono da cui si è irradiata la gloria del Signore. – Neanche Eliakìm, tuttavia, ha corrisposto alla fiducia di Dio (per l’esagerato nepotismo, sembra dire il v.24); così anche il suo sostegno si spezzerà e tutto andrà in frantumi (v.25).
L’elemento dominante della figura di questo Sebna maggiordomo è l’autoreferenzialità, che è nota propria della cultura classica e del pensiero greco.
E quindi dato caratteristico anche di una religiosità razionale.
La radicale condanna di questa figura esalta invece il proprio della fede e della sapienza dell’ebraismo! Alla figura di Sebna si contrappone quindi assolutamente la vicenda di Eliakim, la cui vicenda è interamente opera del Signore.
Eliakim ne è il servo (ver.20) la cui vita è interamente opera di Dio.
A lui il Signore dona quello che ora sembra essere stato non solo possesso, ma anche rapina da parte di Sebna.
Per questo viene detto di Eliakim: “Lo rivestirò con la tua tunica”. E quindi gli viene data anche “la tua cintura” e infine anche “il potere” di cui evidentemente Sebna era ingiusto detentore.
Allora sembra evidente che Sebna si era impossessato di quello che ora Dio dona ad Eliakim!
Questi viene insignito della paternità su Gerusalemme e su Giuda (ver.21) e riceve “la chiave della casa di Davide” (ver.22), cioè il potere di aprire e di chiudere: ogni potere e ogni gloria! Ogni ricchezza.
Quello che per la cultura razionalista è conquista e possesso, per la fede ebraica è tutto dono!
L’enfasi suprema di tale concezione di pensiero arriva ad affermare che quindi anche tutto questo tesoro di potenza e di gloria resta pur sempre solo di Dio, che come ha dato così può togliere. E tutto questo, solo perché “il Signore ha parlato” (ver.25).
Dio ti benedica. Voglia tu benedirci. Giovanni e Francesco.