1 Nell’anno in cui il tartan, mandato ad Asdod da Sargon re d’Assiria, giunse ad Asdod, la assalì e la prese. 2 In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia, figlio di Amoz: «Va’, lèvati il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi!». Così egli fece, andando nudo e scalzo. 3 Il Signore poi disse: «Come il mio servo Isaia è andato nudo e scalzo per tre anni, come segno e presagio per l’Egitto e per l’Etiopia, 4 così il re d’Assiria condurrà i prigionieri d’Egitto e i deportati dell’Etiopia, giovani e vecchi, nudi e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l’Egitto. 5 Allora saranno abbattuti e confusi a causa dell’Etiopia, loro speranza, e a causa dell’Egitto, di cui si vantavano. 6 In quel giorno gli abitanti di questo lido diranno: “Ecco che cosa è avvenuto della speranza nella quale ci eravamo rifugiati per trovare aiuto ed essere liberati dal re d’Assiria! Ora come ci salveremo?”».
Isaia 20,1-6

La città di Asdod aveva tentato di sottrarsi al dominio del re d’Assiria, ma invano. Essa, come tutti gli abitanti della Filistea e della Giudea, aveva fatto affidamento sulla forza militare dell’Egitto. In questo quadro si colloca il “segno” di Isaia: comparire “nudo e scalzo” tra i suoi concittadini. Il significato di questa azione simbolica è spiegato direttamente: “Così il re d’Assiria condurrà i prigionieri d’Egitto e i deportati dell’Etiopia, giovani e vecchi, nudi e scalzi e con le natiche scoperte…”(v.4). Questo era il trattamento riservato agli sconfitti deportati. Bella l’espressione finale del brano, in cui tutti si chiedono con timore e tremore: “Come ci salveremo?”. Il profeta lo fa capire: è vano riporre le speranze di salvezza in una qualche potenza umana, negli intrallazzi della politica, nei giochi delle alleanze contrapposte…; fidatevi di Dio, ponete in lui le vostre aspettative di salvezza. E’ una “verità” importante anche per noi: l’impegno umano di fronte alle vicende, a volte faticose, dolorose, della vita non può prescindere dalla presenza misericordiosa e amorevole del Padre. Questa si è manifestata pienamente nell’Uomo “nudo e scalzo” della croce.
La nota forte del testo di oggi è il totale coinvolgimento del profeta stesso nella profezia Dio vuole comunicare attraverso di lui. Non solo, quindi, parlerà, ma anche andrà “nudo e scalzo” (vers. 2) e quello che il profeta ha mostrato in se stesso sarà “segno e presagio per l’Egitto e per l’Etiopia”, per “i prigionieri d’Egitto e i deportati dell’Etiopia, giovani e vecchi, nudi e scalzi…” (vers. 4).
Tale sarà l’abbattimento e la confusione (vers. 5) di coloro che speravano di “trovare aiuto ed essere liberati dal re d’Assiria” e dicono dunque: “Ora, come ci salveremo?” (vers. 6).
Così la profezia di Isaia lo coinvolge fino a farne segno di una illusione dalla quale bisogna ritrarsi.
Dio vi benedica e voi beneditemi. Vostro Giovanni