16 In quel giorno gli Egiziani diventeranno come femmine, tremeranno e temeranno al vedere la mano che il Signore degli eserciti agiterà contro di loro. 17 La terra di Giuda sarà il terrore degli Egiziani; quando se ne parlerà, ne avranno spavento, a causa della decisione che il Signore degli eserciti ha preso contro di loro. 18 In quel giorno ci saranno cinque città nell’Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del Sole. 19 In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo alla terra d’Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: 20 sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nella terra d’Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. 21 Il Signore si farà conoscere agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno. 22 Il Signore percuoterà ancora gli Egiziani, ma, una volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno al Signore ed egli si placherà e li risanerà. 23 In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri. 24 In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. 25 Li benedirà il Signore degli eserciti dicendo: «Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità».
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A questo punto, gli ascoltatori e poi i lettori di Isaia devono essere rimasti di stucco: vi è qui l’annuncio di una prospettiva rivoluzionaria, un nuovo sviluppo delle vicende umane e della storia della salvezza. Intanto, “ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria”(v.23): scompare la tradizionale (e ancora attuale) rivalità tra questi popoli; inimicizia e guerre lasceranno il posto al riconoscimento e al rispetto reciproco, alla libera comunicazione e perfino alla comune pratica religiosa, poiché “gli Egiziani renderanno culto insieme con gli Assiri”. Israele non è più considerato il popolo privilegiato da Dio, ma sarà come loro, “il terzo con l’Egitto e l’Assiria”(v.24). Nelle parole di Dio, infine, si raggiunge il vertice di questa rivelazione: l’Egiziano è chiamato “mio popolo”, l’Assiro è “opera delle mie mani”, e sono entrambi oggetto della benedizione divina (v.25). Israele è qualificato dal Signore “mia eredità”: conserva un posto speciale per il ruolo che ha avuto nell’annuncio e nella preparazione della salvezza; pur assimilato agli altri popoli, rimane un motivo di speranza e di benedizione “in mezzo alla terra”.
In attesa del completo ristabilimento di Giovanni, continuo io il commento di questo capitolo 19 di Isaia.
L’Egitto, rispetto alle nazioni nominate nei capitoli precedenti, ha un posto speciale: è il popolo dalla cui schiavitù Israele è stato liberato da Dio per mano di Mosè e che rimane per sempre memoria dell’evento fondamentale di salvezza pasquale. L’Egitto si differenzia dagli altri popoli per la presenza in esso degli idoli (vers. 1), dei maghi, i negromanti e gli indovini: questo è “lo spirito che anima l’Egitto”! (vers. 3). Ricordiamo la parte che questi personaggi hanno nella storia di Mosè (Esodo 7 e seguenti): sono i “saggi consiglieri” del vers. 11, che sono molto persuasi della loro sapienza e ai quali il Signore manda “uno spirito di smarrimento” (vers. 14). Qui siamo di fronte al contrasto tra le sapienze degli uomini e quella profetica, della Parola di Dio.
Nella seconda parte del capitolo, però, il tono cambia e viene descritto il “giorno del Signore” (ripetuto 6 volte), nel quale il Dio d’Israele rende gli Egiziani come “donne in timore e tremore” (vers. 16), proprio come le donne al sepolcro alla notizia della risurrezione di Gesù (Mc 16,8)! In quel giorno si parlerà in ebraico anche in Egitto (vers. 18) e si renderà culto con altari e steli in onore del Dio d’Israele (vers. 19), gli Egiziani invocheranno un salvatore (vers. 20) e il Signore si farà conoscere da loro (vers. 21); colpiti, si convertiranno al Signore ed egli li risanerà (vers. 22).
I versetti finali sono straordinari per la loro portata profetica di speranza e di pace per tutte le nazioni: ci sarà una strada che permetterà i viaggi di tutti dovunque, così che “l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria” (vers.23); Israele troverà il suo posto decisivo tra tutti i popoli: “Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra” (vers. 24); infine tutti saranno benedetti dal Signore: “Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità” (vers. 25).
Rispetto alla povera storia dei nostri giorni, la profezia ci regala una “controstoria”, nella quale siamo chiamati a credere e ad agire.
Buona domenica delle Beatitudini a tutte/i. Francesco