1 Tu dirai in quel giorno: «Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me, ma la tua collera si è placata e tu mi hai consolato. 2 Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza». 3 Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. 4 In quel giorno direte: «Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime. 5 Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra. 6 Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele».
Isaia 12,1-6

Il regalo che oggi il Signore ci fa nella sua Parola mi sembra particolarmente prezioso, anche se ammetto che ogni giorno il suo regalo nella Parola mi sembra particolarmente prezioso! Quindi … abbiate pazienza con me!
Invito la vostra attenzione ancora una volta sul termine “salvezza” e “salvare” che mi sembra particolarmente prezioso per correggere un “errore” presente e invadente non solo nella catechesi, ma anche, inevitabilmente, nella prassi dei cristiani, e cioè l’invadente presenza di un “salvarsi”, che è un verbo riflessivo sbagliato che già altre volte – molte! – vi ho segnalato! Il termine “salvezza” indica una vicenda o una situazione nella quale io sono inevitabilmente sconfitto o perduto, a meno che qualcuno o qualcosa intervenga per salvarmi!
Oggi, ai vers.2-3, il termine è presente tre volte: Dio è la mia salvezza – il Signore è stato la mia salvezza – io attingo acqua con gioia alle sorgenti della salvezza!!
Accanto a questo vi segnalo il verbo reso in italiano, al ver.1, con “tu mi hai consolato”: a me sembrano più corrette le versioni greche e latine che traducono dall’ebraico con “hai avuto compassione di me”.
Di fatto, accogliamo con gioia questa preghiera che ci invita alla gioia perché il Signore ci ha salvati!
Infatti, da soli non ce l’avremmo fatta!
E questa salvezza-dono di Dio ha cambiato e ogni giorno cambia al meglio la nostra povera piccola vita!
Ai nostri figli e ai nostri nipoti a anche a tutti vorremmo sempre raccontare la meravigliosa avventura della nostra vita, perché noi siamo da niente, ma il Signore ha fatto e continua a fare meraviglie per noi!
E quello che abbiamo ricevuto vogliamo comunicarlo a tutti, perché vogliamo che tutti, anche i più piccoli e poveri, possano accogliere il dono di Dio, come anche noi, senza nessun merito, l’abbiamo accolto!
E’ quello che i vers.4-6 ci invitano a fare!
Il migliore “catechismo” che possiamo fare è quello di raccontare, con umilissima e grandissima gioia, quello che il Signore ha fatto per noi e che noi desideriamo ricevano i nostri fratelli e sorelle, a partire dai più piccoli e dai più poveri!
Magari facendo una “nuotata invernale fino ai prigionieri sul barcone che non si vogliono accogliere!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ce li immaginiamo facilmente questi ex-deportati che hanno ritrovato il sorriso e la gioia, e dicono: “Ti lodo, Signore… Rendete grazie al Signore…”. Aveva motivo il Signore di essere in collera? Basta che ci guardiamo attorno per vedere cosa siamo in grado di combinare noi uomini. Ma la collera di Dio non dura, prevale la misericordia, ed ecco il riconoscimento: “Dio è la mia salvezza”. Belle le diverse “azioni” del salvato: “… non avrò timore…, avrò fiducia…”; il Signore diventa punto di forza, fonte di gioia e di vita, come una sorgente cui attingere; e il canto, con la sua affascinante bellezza, è il modo migliore per esprimere la gratitudine, i sentimenti, la felicità…