23 I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24 Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:
Si sono divisi tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.
E i soldati fecero così.
Dove le altre memorie evangeliche riferiscono l’episodio più rapidamente, Giovanni si sofferma con più particolari. La nostra attenzione viene richiamata verso la diversità tra le “vesti” che possono essere divise in quattro parti e la tunica che non si può dividere perchè è tessuta “tutta d’un pezzo da cima a fondo”. Le vesti vengono divise. E si decide per la tunica: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”. Ne consegue il pensiero che ci siano parti dell'”abito” di Gesù che si possono anche dividere, ma ce n’è una che è necessariamente unica.
Possiamo qui ricordare che il termine citato dal Salmo 21,19 per dire la “sorte” è ampiamente usato dalla versione greca dell’Antico Testamento per indicare l’assegnazione della “Terra” che le diverse tribù d’Israele ricevono in dono da Dio. Così il termine viene a designare non solo il fatto che anche sulla terra si era “gettata la sorte” per assegnarla, ma che tale diventava il nome della terra stessa che ogni tribù riceveva: la mia sorte! Quindi diventava “l’eredità del Signore”. Gustate e vedete a questo proposito la bellezza del Salmo 15,6: “Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda”. Così questo termine viene ad assumere un significato straordinariamente prezioso per indicare il dono di Dio, ricevuto da Lui senza nessun nostro merito.
Ritornando all’immagine della tunica sulla quale gettano i soldati la sorte, queste parole mi portano sempre a pensare che ci sia qualcosa del mistero di Gesù che può essere ereditato dagli uni e dagli altri, ma c’è una parte che non può essere divisa. Notate che dal termine greco che dice tale divisione deriva in italiano la parola “scisma”. Così, messi insieme i pensieri, penso a come il Cristo, anche nella dolorosità delle separazioni che possono diventare inimicizie anche profonde e dense di drammatiche conseguenze, possa fare doni diversi a persone e comunità diverse. Ma ci sia qualcosa che non può essere diviso. Avete inteso che penso sino alle divisioni tra le comunità cristiane delle diverse confessioni, e al nucleo essenziale che le unisce. Se avete voglia di andare oltre, divertitevi a rileggere la novella di Boccaccio sulle “Tre anella” perchè lì il tema non è interno alla comunità cristiana nelle sue diverse confessioni, ma riguarda addirittura le tre diverse fedi: ebrei, cristiani ed Islamici. Dunque, un dramma di divisione e una speranza di comunione celebrate sotto la Croce del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo.Giovanni.
A conferma ulteriore della spiegazione di don Giovanni, si può ricordare che le “quattro parti” delle vesti di Gesù possono contenere un riferimento ai quattro punti cardinali: dunque, un messaggio – direbbe l’autore – che è destinato alle diverse parti della terra, dove popoli diversi, culture e storie diverse lo faranno proprio. Così unico sarà il messaggio di salvezza, la sostanza della “buona notizia”, ma molte saranno le forme in cui essa si “farà carne”. – Alcune note, come quella della Bibbia di Ger., ricordano il fatto che l’abito del sommo sacerdote doveva essere di un pezzo unico; di qui colgono una allusione all’inaugurazione del nuovo sacerdozio, quello di Cristo sulla croce.
Si sono divisi tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.
E i soldati fecero così….
questa frase ci fa ragionare molto. Pensate. quante volte nella nostra vita non crediamo a certe persone e alle loro spalle dividiamo , tiriamo a sorte le loro cose, i loro sentimenti , le loro verità…
RAGIONIAMO su ciò e incominciamo a pensare oltre di noi