53 E ciascuno tornò a casa sua.
1 Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2 Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3 Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4 gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7 Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8 E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10 Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Giovanni 7,53-8,11

Più di tanto, non mi sembra così importante la disquisizione delle note delle nostre bibbie circa la presenza di questo testo nel Vangelo secondo Giovanni. Io preferisco piuttosto ricevere questa Parola così come oggi si presenta nel testo, e mi sembra quindi utile continuare quello che abbiamo cercato di fare fino ad oggi, e cioè collegare l’avvenimento che oggi ci viene raccontato con l’insegnamento che Gesù ci dona nel resto del capitolo. L’evento della donna adultera, così come era stato per il miracolo dei pani e prima ancora per la guarigione del paralitico, è “segno” di quello che Gesù è venuto a regalare a noi e all’intera umanità. Se potete, date quindi un rapido sguardo a tutto il cap.8, e potrete così nei prossimi giorni vedere come l’avvenimento di oggi sia prezioso per comprendere l’insegnamento di Gesù circa il giudizio e la salvezza di Dio.
Il ver.2 ci avverte che siamo nell’orizzonte dell’insegnamento da parte del Signore, e il caso di questa donna irrompe in tale ambito. Dico questo perché una delle ipotesi possibili sul suo “scrivere col dito per terra”(vers.6 e 8), è che Egli voglia sottolineare il suo insegnamento: forse scriveva per terra la “Parola”; forse il suo scrivere per terra con il dito vuole essere immagine del dito di Dio che ha scritto le tavole di Mosè, e che ora, in Gesù, scrive la Parola nel cuore dell’uomo. Vorrei anche liberare il nostro brano dall’immagine violenta di pietre: siamo nel tempio, e le pietre vengono citate a motivo della norma della lapidazione: Siamo in una discussione sulla Legge e non all’esecuzione di una pena capitale. Invece, mi sembra interessante notare che alla fine di Gv.8, si dirà, al ver.59, che il rischio della lapidazione è se mai Gesù a correrlo!
La questione centrale è il legame e l’interpretazione che Gesù vuole dare tra la legge mosaica e il suo insegnamento: quello che scribi e farisei gli chiedono è “per metterlo alla prova e per avere motivo per accusarlo”. Questo è molto importante perché Gesù mostrerà loro che solo Lui interpreta la Legge nel suo senso pieno e vero. Dunque, come si applica la disposizione riguardo all’adulterio di questa donna? Al centro dell’evento non c’è di fatto la donna, ma Gesù! La risposta del Signore accetta che la questione principale non sia la lapidazione o meno della donna, ma il giudizio e la condanna espressa dagli accusatori. Ed è sorprendente la sua affermazione: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”(ver.7). Non mi sembra di trovare questa “condizione” nel testo biblico, ma certamente la sua efficacia è straordinaria: il peccato della donna diventa l’occasione per affermare che in realtà tutti sono – o meglio – peccatori: tutti siamo non nella condizione del giudicante, ma in quella del giudicato; del colpevole; come la donna!
Al ver.8 Gesù riprendere a scrivere per terra: sembra che voglia dire che tutto è all’interno del suo insegnamento. Allora, per la forza del suo argomento, accade un fatto anche visivamente molto impressionante: tutti “udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”(ver.9): l’immagine esprime meravigliosamente la condizione umana! Ma dunque, la scena cambia radicalmente e si raccoglie in due figure: la donna e Lui, “solo”: Lui è l’unico giusto. Ed è quindi l’unico che può compiere quello che la Legge mosaica dispone, e cioè la lapidazione di lei. Avverto presente in quella donna tutta l’umanità, a partire da quelli che la giudicavano.
I vers.10-11 sono la conclusione stupefacente della vicenda. Nessuno ha condannato la donna perchè nessuno è nella condizione richiesta da Gesù. Condizione di “giustizia” nella quale Lui è! Ma dice: “Neanch’io ti condanno”. La Legge mosaica giunge con Gesù alla sua pienezza perché si rivela come profezia del giudizio divino che non è giudizio di condanna, ma giudizio di salvezza!! Che cosa vuol dire “giudizio di salvezza”? Se Dio vorrà, lo ascolteremo nel seguito del capitolo. Per ora diciamo che dunque si tratta di un giudizio: la donna non viene assolta perché il suo atto non è male. Ma il fine non è la condanna, ma appunto la salvezza. E la salvezza è la vita nuova, donata dalla misericordia divina. Una vita “liberata”: liberata dal male e proiettata verso la luce.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Riguardo allo scrivere col dito per terra, è interessante la relazione con un versetto del profeta Geremia (citato dalla TOB): “Quanti si allontanano da me saranno scritti nella polvere”(17,13). Può essere stato proprio questo ad indurre teologi e farisei ad andarsene: a cominciare dai “presbiteri”, i più autorevoli, i capi. – Secondo una pastora-biblista, il vertice del brano è in quel “nessuno”: “Nessuno ti ha condannata?”, chiede Gesù. “Nessuno”, risponde la ragazza. E possiamo cogliere la bellezza, la gioia insita in questo fatto: non essere giudicati e condannati, pur avendo sbagliato. – “Neanch’io ti condanno”, conclude Gesù e le dice di “andare”, proseguire in avanti e in bene nel cammino della vita.