37 Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38 chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 39 Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.
Giovanni 7,37-39

Siamo oggi al cuore di questo Gv.7! Spero che tutti e tutte possiamo trarne grande consolazione! Anche questo attributo – “l’ultimo” giorno – ci porta verso il pieno adempimento della Profezia di Israele, dalla festa antica al grande giorno del Cristo, alla grande festa della salvezza dell’umanità e di tutta la creazione!
Anche i due verbi che dicono lo stare in piedi di Gesù e il suo grido mi sembra vogliano indicare l’evento supremo della salvezza universale!
Ed è stupenda la “definizione” della fede e dell’atto di fede e del dono della fede! La fede è avere sete!
Ma io voglio dire: è avere il dono della sete! Dunque, l’incontro e l’intreccio tra una povertà e una ricchezza! Povertà, perché la fede è l’opposto di una “sazietà”, e del non aver bisogno di niente e di nessuno! La cosa più bella è allora già la possibilità di portare incessantemente la nostra povertà al Signore! Questa è la nostra vera ricchezza, che stabilisce tra noi e Lui una relazione perpetua e irrinunciabile! Dunque, se ha sete, “venga a me e beva” (ver.37).
L’atto di fede è questo andare a Lui! E il dono della fede è questo meraviglioso bere! Dunque, tre verbi, strettamente intrecciati, irrinunciabili l’uno all’altro, che misteriosamente non si elidono tra loro, e non sono l’uno il superamento dell’altro, perché nell’evento e nell’atto della fede, tutto cresce, senza che mai si arrivi ad una sazietà!
Né ad una presunta illusoria auto-sufficienza! Cresce la sete, crescono il desiderio e la possibilità di andare a Lui.
Gesù è fonte inesauribile: il “grembo” dal quale “sgorgheranno fiumi d’acqua viva” (ver.38) come dice la Scrittura, è il grembo del Cristo!
L’acqua che sgorga, l’acqua viva, è lo Spirito! E’ lo Spirito del Padre e del Figlio! E’ lo Spirito Santo! E’ la presenza di Dio in noi.
Mi piace dire “in noi poveretti”, perché quella povertà è benedetta: sono “beati” i poveri in Spirito, perché di essi è il regno dei cieli! Se la fede rischiasse di diventare ricchezza e sazietà, non sarebbe più tale! Per questo, l’esperienza della fede è inscindibile dall’esperienza dell’amore: chi ama, non arriva mai alla fine!
E per questo, mi piace concludere probabilmente con un errore! Dice infatti il ver.39 che qui Gesù parla dello Spirito “che avrebbero ricevuto i credenti in Lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato”!! Bisogna attendere quella sua Pasqua verso la quale è proteso e tende tutto il Vangelo secondo Giovanni.
Ma io vi dico: e noi, questa mattina, non viviamo tutto questo come attesa più che come possesso? La fede non è forse una meravigliosa sete inestinguibile? E chi ama non si trova sempre alla soglia, come per entrare o per accogliere? L’amore non è forse sempre come “la prima volta”? Chiudo perché non voglio portare turbamento e preferisco che mi riteniate decisamente “fuori”!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel giorno della grande festa che prefigura i tempi ultimi, che possiamo riconoscere come il tempo della pienezza del dono dello Spirito, Gesù ha un annuncio da fare che deve essere udito da tutti. Apparentemente, l’annuncio è indirizzato a quelli che hanno sete, ai quali viene offerta la possibilità di bere alla fonte di acqua viva che è Egli stesso. L’acqua è però indispensabile a tutti, e la sete è condizione comune che impone ad ognuno, per sopravvivere, di procurarsi acqua e di bere. Quindi credo che questo annuncio di Gesù sia gridato stando in piedi (nel tempio?) perché destinato assolutamente a tutti: tutti abbiamo sete, tutti dobbiamo bere, per tutti è la fonte dell’acqua. “Se”, “Se qualcuno ha sete” dice il vangelo, ma chi può permettersi di non avere sete? Chi può permettersi di non bere alla fonte dell’acqua viva? Già in precedenza Gesù aveva ben chiarito alla donna Samaritana (Gv 4,10-14) quanto quest’acqua viva fosse necessaria e come solo da Lui la si potesse attingere. È quindi meraviglioso constatare che la frase di Gesù “beva che crede in me” riveli quanto la fede sia un dono per tutti, consapevolmente o inconsapevolmente accettato, perché a tutti è offerta questa indispensabile acqua viva e tutti beviamo.
Se tutta l’umanità ha questa sete, mi sono chiesto quale sia il bisogno più profondo del nostro cuore, a tutti comune, che è rappresentato da questa sete e che è soddisfatto solo dall’acqua viva che sgorga dal grembo del Signore Gesù. La lettura del vangelo di Giovanni che stiamo conducendo mi suggerisce che sia sete di amore, sete di essere inseriti, per il dono dello Spirito, nella comunione di amore che unisce il Padre al Figlio. Questa è la potenza dell’acqua viva per la quale, quando incontriamo qualcuno che ama, scorgiamo una piccola sorgente zampillante, al di là che questi sappia o non sappia di aver fede.