10 Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. 11 I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: «Dov’è quel tale?». 12 E la folla, sottovoce, faceva un gran parlare di lui. Alcuni infatti dicevano: «È buono!». Altri invece dicevano: «No, inganna la gente!». 13 Nessuno però parlava di lui in pubblico, per paura dei Giudei. 14 Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15 I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?».
Seleziona Pagina
Preferisco dire subito che la Parola che oggi il Signore ci regala mi pone soprattutto delle domande! Questo è certamente dovuto alla mia radicale incompetenza, anche se non possiamo ignorare che anche il carattere “interrogativo” della Parola di Dio ha un grande valore.
Accade quindi che la Parola intervenga anche su risposte già date che sembra debbano accettare di essere poste in discussione: la Parola di Dio, infatti, che per la nostra fede cristiana è lo stesso Signore Gesù, non è una “dottrina” definita una volta per sempre, ma è appunto il Vangelo del Signore che incessantemente conduce la storia e la vita di ciascuno e di tutti. E che, come afferma un antico Padre della Chiesa, cresce con chi l’ascolta!
Mi affascina dunque questo salire di Gesù a Gerusalemme, per la festa, “non apertamente, ma di nascosto”, quando vi salgono i suoi fratelli. Mi sembra di conoscere e di riconoscere tale presenza nascosta.
Nascosta, ma quanto presente! Succede di accorgersene “dopo”, ma in ogni caso di percepirla come un mistero di presenza. Mi capita di cogliere questa presenza nascosta anche nella vita e nel cuore delle persone. E mi capita quindi di dover persino custodire e rispettare questa “presenza nascosta” del Signore!
C’è anche al ver.11 questa ricerca dei Giudei durante la festa, durante la loro grande Festa delle Capanne, e anche questo mi sembra molto importante, persino al di là delle intenzioni per le quali lo cercano!
Il “gran parlare sottovoce” di Gesù, un verbo che nel linguaggio biblico indica genericamente la mormorazione, e quindi un parlare spesso con intenzioni non miti, non è solo di quelli che si qualificano scopertamente come “i Giudei”, ma è di tutta “la folla”!
Ci sono anche quei non-ebrei che in linguaggio tecnico sono chiamati “i timorati di Dio”, e che provengono dalle genti, ma aderiscono alla fede ebraica, pur non essendo ebrei! E non lo sono perché propriamente un “non-ebreo” non può diventare “ebreo”, ma appunto un “timorato di Dio”!
A me piace pensare tuttavia, semplicemente, alla “gente”! I vers.12-13 citano la diversità dei pensieri che si fanno sulla persona di Gesù, oscillanti tra l’ammirazione per la sua bontà e il pensiero che Egli inganni la gente. Sembrano pensieri e giudizi dei tempi nostri!
Al ver.14 ascoltiamo l’annuncio della esplicita predicazione di Gesù! E ancora riceviamo i pensieri di questi “Giudei”, che forse non rappresentano tutti gli ebrei presenti alla Festa, ma quelli che simboleggiano la rigorosa osservanza e l’appartenenza rigorosa al popolo della Prima Alleanza. Magari con un rigore che non sempre rispetta la divina potenza della profezia ebraica! I “Giudei”, al ver.15, sono meravigliati per come questo Gesù illetterato e non scolarizzato conosca “le Scritture”. E su questo interrogativo si chiude il brano sul quale oggi preghiamo e riflettiamo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il testo di oggi ruota tutto attorno alla festa e alla posizione che Gesù occupa all’interno di questa festa. È la festa delle capanne, con il suo triplice significato già ben stabilito al tempo di Gesù: festa di ringraziamento al Signore per il dono del grande raccolto dei campi appena concluso, ricordo della vita nel deserto e della provvidenza di Dio durante i quaranta anni dell’Esodo, attesa gioiosa del Messia e dei tempi nuovi e buoni della pace universale. Il testo ci dice, riguardo a questo terzo significato, la grande attesa e la domanda del popolo se Gesù sia il Messia promesso, assieme all’atteggiamento di rifiuto e di chiusura dei capi. Al culmine della festa compare Gesù e i suoi atti rispondono direttamente alle attese del popolo: si pone ad insegnare nel tempio, evidentemente con l’autorità del Messia atteso. Il vangelo di Giovanni ha in realtà già risposto dai suoi primi versetti all’obiezione dei Giudei quando dice in 1,14 che il Verbo si fece carne e costruì la sua tenda in mezzo a noi. La tenda del Signore Gesù è quindi la sua carne e con la sua visita a Gerusalemme durante la festa delle capanne Gesù ne rivela e realizza la profezia.
Questo testo di Giovanni mi suggerisce che ciò che conta per essere nella pienezza della vita e della pace è solo dimorare nella tenda che è Gesù stesso, ascoltare da Lui la sua Parola e rimanere in comunione con Lui: espresso in altri termini, è lo stesso messaggio del capitolo precedente.