16 Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17 Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18 Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19 Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26 Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
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Mi sembra oggi di dover accogliere, sia pure con grande timore per la consapevolezza della mia infedeltà che mi avverte peraltro della mia vicinanza alla condizione di questa donna samaritana, il primato assoluto del mistero nuziale nell’orizzonte, nell’avventura, nella bellezza e nel dramma della fede!
Al punto in cui è giunta la mirabile “conversazione” – pensiamo come ognuno di noi è coinvolto in tale “conversazione”! – tra il Signore e la Samaritana, s’impone come assoluta la richiesta di Gesù sulla vicenda e sulla condizione nuziale di lei.
Credo sia importante che ognuno di noi oggi si senta direttamente e profondamente interpellato e coinvolto nella richiesta del Signore: “Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui” (ver.16).
E dunque avvertiamo la povertà e la verità della risposta di lei: “Io non ho marito”. Siamo tutti interpellati sul volto e la sostanza “nuziale” della nostra vita! Perché non c’è fede senza amore. Non c’è fede senza “consacrazione nuziale” della propria vita!
Voglio precisare! Ci sono età e passaggi della vita in cui non è visibile la presenza dello “Sposo”, come persona e condizione determinata e visibile, ma lo Sposo-Cristo è ben presente e guida e promuove l’incontro nuziale. In ogni modo le nozze ci devono essere!
La vita cristiana è vita d’amore. Consacrata, vissuta e spesa nell’amore! Sapeste quante volte devo chiedermelo io! Anche ieri sera uno dei fratelli su mia richiesta ha portato due panini ad un povero che chiedeva, e lui ha detto di aver bisogno di più, come altre volte aveva ricevuto. Io forse non lo avevo riconosciuto, ma a quel punto ho detto che per quel momento bastava così. Ma chi era per me quel povero? Era il segno del Cristo? E’ un piccolo e povero esempio per cercare di dire come la nostra vita non può non essere consacrata all’amore. Altrimenti veniamo descritti da quel ”non avere”, e quindi “non essere”, della donna che confessa la sua solitudine.
E Gesù le rivela la realtà della sua vita: “Hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero” (ver.18). Non si può non essere sposati! Perdonate la banalità del linguaggio.
La donna samaritana capisce benissimo la verità che Gesù le rivela! La sua replica nelle parole successive (vers.19-20) sono assolutamente coerenti con il tema-problema della sua vita non nuziale!
Quello che lei tende a domandare è l’identificazione dello sposo! Lei ha capito benissimo che il tema della nuzialità e quello della fede sono assolutamente collegati! Nessuno può essere “scapolo” o “zitella”. Dice il mio caro don Giuseppe Dossetti: “Ad un certo punto bisogna sposarsi!”. Guardo il mio fratellino e maestro, il piccolo grande Massimino, e vedo la sua persona e tutta la sua povera esistenza stupendamente immersa nella passione di Gesù! Lui sì, è veramente “sposato”!
La domanda della samaritana ha una sua concretezza, e Gesù le risponde con lucida semplicità: l’adorazione-relazione-comunione con Dio è stata vissuta giustamente dal Popolo del Signore, perché oggettivamente “la salvezza viene dai Giudei” (ver.22).
“Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”! (ver.23). Notate subito che si parla ora non di adorazione di Dio, ma di adorazione del Padre! E’ adorazione che si compie dunque in Gesù! Ogni adoratore di Dio ormai lo adora come Padre, essendo egli stesso, in Gesù e per Gesù, figlio di Dio! “In spirito e verità” dice meravigliosamente quel “tempio nuovo”, quel “luogo nuovo”, che sono le nostre persone, ciascuna e tutte, insieme a tutti e tutte!
Allora, finalmente, la donna può fare l’ultimo passo verso la pienezza della fede, rivelando che anche lei attende il Messia Cristo! E Gesù mirabilmente e meravigliosamente le dice: “Sono io”. Dal roveto ardente di Mosè siamo ora alla fede di questa donna!
Riflettiamo nella preghiera anche sulla sottolineatura: “Sono io, che parlo con te”! E’ la meraviglia di quello che in questo momento stiamo vivendo e celebrando insieme, e insieme a Lui che ci parla.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nei primi versetti del brano, vediamo la bellezza di essere conosciuti a fondo dal Signore. Egli conosce bene la nostra fatica, l’insoddisfazione, l’inquietudine, la mancanza – spesso – di una vita gioiosa. La sua proposta è che diventiamo “adoratori del Padre”: un Dio che si è fatto vicino e ci tratta come figli diletti. L’incontro con Lui può avvenire solo “in Spirito e verità”: se lo Spirito è la forza d’amore di Dio, allora possiamo entrare in relazione con Lui mediante un amore vero, fedele. In Gesù vediamo com’è fatto davvero Dio e troviamo quella forza d’amore che ci rende un po’ simili a lui. “Sono io che parlo con te!”