18 Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. 20 Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.
Link all’audio dell’omelia partecipata dalla messa delle Famiglie della Visitazione a Sovere.
Davanti ad un verbo così forte, ‘odiare’, non possiamo non domandarci e soprattutto domandare al Signore, il motivo profondo di questa avversione radicale. Dal nostro testo e da altre parole della Scrittura si può cogliere che il problema è principalmente la persona stessa di Gesù. La stessa memoria evangelica di Giovanni, e molti altri luoghi del Nuovo Testamento mostrano questo con chiarezza. Molto spesso il protagonista della polemica è il mondo religioso di Israele. Ma qui il termine “mondo” esige che pensiamo più largamente alle ragioni di questo odio.
Per questo a me sembra bene collegarsi al testo di ieri, e quindi all’affermazione di Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”(Gv.15,12). La Parola si presenta con totale semplicità e mitezza, ma proprio per questo rappresenta il cuore della “rivoluzione” cristiana. Appunto per quel “come io ho amato voi” sul quale ieri abbiamo richiamato la nostra attenzione: Gesù ama tutti gli uomini e tutte le donne della terra e di ogni tempo, e offre la sua vita per la loro salvezza. L’offerta è assolutamente “a priori” e senza condizioni. Quella che noi chiamiamo la “conversione” è frutto e seguito della sua misericordia assoluta e universale, e non ne è la condizione. Non è che Lui offra la vita per noi “se” noi ci convertiamo, ma qualche volta noi ci convertiamo per la potenza assoluta e universale del suo sacrificio d’amore.
Però questo primato assoluto dell’Amore di Dio, questo Amore che lo definisce e ne è il Nome, questo manda all’aria tutto il sistema del mondo, tutto giocato su un potere che premia i buoni e castiga i cattivi. E che assolutizza il sistema al punto che a decidere che cosa sia il bene e i buoni da premiare e il male e i cattivi da punire è non tanto e certamente non sempre una vera giustizia, ma … chi comanda e propone-impone una giustizia tutta sua. E nel sistema del mondo chi comanda bisogna proprio che comandi. Non voglio dilungarmi. E’ certo che un Dio che non comanda, un Dio che ha la “carne” come noi, un Dio che esprime e attua l’apice del suoi potere morendo d’amore per noi … è mondanamente inaccettabile. Se ci pensiamo, tutto il “sistema” cade. Il Dio di Gesù è un Dio “perdente”. Ma nessun “sistema” mondano regge a questa proposta divina. Noi stessi, comunità ecclesiale, educatamente e senza dirlo nemmeno a noi stessi, rientriamo nel sistema mondano dei poteri, dell’amministrazione della giustizia con le sue pene e le sue assoluzioni, intorno a poteri che si affermano con la forza e non con un amore donato fino alla morte. Per grazia di Dio ci sono i santi, che ogni tanto arrivano, o meglio sono mandati, per ricordare e riproporre lo scandalo evangelico. Così noi peccatori veniamo rivisitati dalla divina bellezza del Vangelo, e qualche volta ci convertiamo a tale bellezza.
Per spiegare questo, oggi Gesù dice che i suoi amici non sono “del mondo” – addirittura alla lettera direbbe “dal mondo” – ma che Egli li ha “scelti dal mondo”, li ha tirati fuori pur lasciandoli “nel mondo”. Ricordate l’espressione simpaticamente dialettale: “cose dell’altro mondo”. Non è priva di significato efficace. Inevitabilmente la “mondanità” aggredisce la proposta evangelica, e la aggredisce fin dentro la comunità ecclesiale e fin dentro il cuore e la vita di ciascuno di noi. E non è tanto la mondanità che viene indicata e condannata nelle nostre prediche e nelle nostre istruzioni morali, ma quella mondanità che non riesce e non può accogliere la misura del cuore di Dio. E’ una “battaglia” dalla quale nessuno è esente, ma della quale è bene essere consapevoli. Se non altro per evitare il rischio che ha disposto per secoli di bruciare le streghe, con lo scopo di consumargli il corpo per salvargli l’anima. E le crociate, e le inquisizioni, ma anche i partiti cattolici. Ma anche l’inevitabile sistema di giustizia che pratichiamo anche in casa nostra.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’omelia partecipata della messa di stamattina, mercoledì 14 agosto, al ritiro di Sovere
https://www.famigliedellavisitazione.it/wp/wp-content/uploads/2013/08/gv15-18-21omelia-partecipata-ritiro-201308.mp3
42′ 10MB
Come mai questo “salto” improvviso all’argomento dell’odio? Come suggerisce don Giovanni, ci illumina il versetto precedente: Amatevi come io vi ho amato – dice Gesù. Il comandamento dell’amore è ripetuto per tre volte (se ben ricordo) nei versetti precedenti: è la richiesta definitiva di Gesù ai suoi. E si tratta non di un buon sentimento, di una favorevole disposizione, ma di un amore operativo, un amore che si fa servizio (come la lavanda dei piedi ha esemplificato). Il sistema politico-religioso di allora, ma anche di oggi, ha ben altri criteri e non può accettare una proposta così “innaturale”, così assurda…, come don Giovanni ha spiegato. Chi annuncia e pratica il comandamento dell’amore riceve persecuzione, come il suo Signore. Se un profeta, un santo, un credente è gradito al “mondo”, si può dubitare: non sarà un profeta iscritto nel libro-paga dei potenti? La nostra stessa autorità religiosa ha angariato e perseguitato tanti santi…, salvo poi esaltarli e proclamarli santi dopo la loro morte.