8 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11 Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
12 In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13 E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Giovanni 14,8-14

Non stanchiamoci di considerare la preziosità di Parole come quella che oggi il Signore ci regala! Qui sta la sostanza della nostra fede! Dobbiamo incessantemente raccogliere e concentrare il nostro rapporto con Dio nella persona di Gesù! Dio è Gesù. Gesù è Dio. Il Dio uomo è Dio! Dio è l’Uomo Gesù Cristo. Quando alziamo per un momento lo sguardo del nostro cuore verso l’intera umanità è proprio Gesù che dobbiamo contemplare in essa, chino su questa umanità che Egli, che è Dio, ama fino alla Croce. La nostra “esperienza” di Dio non si compie se non nella nostra consuetudine di ascolto, di preghiera e di discepolato nei confronti di Gesù. Questo è il senso della Parola che Gesù rivolge a Filippo: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre”(ver.9).
E in questo è decisivo l’elemento della piena e perfetta comunione: “Io sono nel Padre e il Padre è in me”. Anche questo dobbiamo continuamente proporlo e riproporlo alla nostra attenzione interiore: Dio è comunione. E’ la comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. Tener salda e profonda la nostra relazione con il Dio trinitario è principio e garanzia di tutta la nostra concezione della vita. Una comunione più profonda di ogni diversità. Una comunione più forte di ogni dialettica e di ogni separazione. Affermazioni proverbiali come “meglio soli che male accompagnati” devono essere considerate e usate con estrema cautela. Ricordiamoci che il peccato è fondamentalmente divisione, separazione… Innanzi tutto da Dio ,ma anche dagli altri e da noi stessi!
Il Figlio è la perfetta “accoglienza” del Padre e viceversa. Tale è l’umanità che nasce dalla fede di Gesù. Questa umanità nuova, radicalmente alternativa all’umanità ferita e separata dei progenitori, è chiamata ad un’esistenza capace di compiere le opere, i segni, che Gesù compie. Celebrare le opere di Dio è la vocazione e il compito della nuova umanità. E’ quello che rende la vita meravigliosa. Questa vita nuova è possibile in ogni condizione e dobbiamo volerci bene e pregare incessantemente l’uno per l’altro perché ciascuno possa riconoscere Gesù e riconoscersi in comunione con Lui anche nel momento più drammatico del mistero della Croce. Dunque, sembra di cogliere un impeto di esultanza in quello che oggi Gesù dice a Filippo e a tutti noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ci fa sorridere Filippo, quasi che si accontentasse di poco: Mostraci il Padre e ci basta. Gesù dà una risposta capitale: chi vede lui, vede il Padre. Questo Dio invisibile, sconosciuto, nascosto, impossibile da immaginare ora lo possiamo vedere e conoscere: come si comporta Gesù, così Dio; come pensa e parla Gesù, così il Padre… E come spiegare che chi crede in lui farà le stesse opere, anzi maggiori? Nessuno, in duemila anni, ha mai risuscitato un morto o ridato la vista a un cieco! Vuol dire che dobbiamo aprire gli occhi di tutti alla verità del Padre, che dobbiamo essere persone che danno vita e non che la mortificano, che dobbiamo risollevare le persone perché vivano in libertà e dignità…