22 Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23 Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28 Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29 Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. 30 Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, 31 ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui».
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Nel mistero di Dio, non è possibile separare la rivelazione e l’illuminazione spirituale e intellettuale dall’amore. Tale mi sembra il significato della risposta che Gesù dà a Giuda non l’Iscariota circa la rivelazione donata ai discepoli e non al mondo: perché appunto questa rivelazione si compie nella relazione d’amore. Per questo, la rivelazione stessa non è un fatto puramente intellettuale, ma è pienezza d’amore fino al diventare il credente che è, come tale, amante e amato, dimora divina! “…noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”(ver.23).. Mi sembra che questo sempre lo si constati quando incontriamo nella nostra vita una donna di Dio, o un uomo di Dio: lì il Signore abita. E’ intimamente presente. E’ veramente svelato.
Tutto questo è opera e custodia dello Spirito Santo, che “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”(ver.26). Insegnare e ricordare sono profondamente intrecciati, perché l’insegnamento dello Spirito è il suo portare a pienezza il ricordo della persona, della parola e dell’opera del Signore Gesù.
Il ver.27 rivela e dona la pace di Gesù. La pace dice pienezza. La pace di Gesù è la perfetta comunione tra Lui e il Padre. Tale è il dono della pace che Gesù da a noi e che il mondo non può dare, appunto perché non è dentro alla comunione tra il Padre e il Figlio e, nello Spirito Santo, tra Dio e noi. La meraviglia è che questa pace si compie e si manifesta nella Pasqua di Gesù evento che mondanamente si presenta come vittoria del “principe del mondo”, cioè del mistero del male e della morte. Ma il principe del mondo “non può nulla”(ver.30) contro Gesù. Infatti la Croce di Gesù sarà la piena rivelazione al mondo dell’amore tra il Padre e il Figlio e dell’obbedienza d’amore del Figlio al Padre per la salvezza del mondo stesso: “bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco”(ver.31).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
C’è una cosa particolarmente preziosa in questo capitolo: è l’unico luogo (se non sbaglio) in cui Gesù chiede di amarlo. Questa relazione d’amore sfocia, nei versetti odierni, in una rivelazione straordinaria: …Verremo a lui e faremo dimora presso di lui! Pensate quanta cura, quanto rispetto abbiamo per i “luoghi sacri”, chiese, santuari, eremi… Ma in realtà l’unico luogo sacro è l’uomo, ogni persona in cui Dio ha deciso di porre la sua abitazione, essere presente e operare. Forse dobbiamo agire in modo consequente con questa realtà. E oggi accogliamo anche quel dono prezioso che è la sua pace, quella pienezza e armonia di vita che Egli ci comunica e ci garantisce.