1 «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4 E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
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Rinnovo l’invito a dare una rapida lettura a tutto il capitolo quando come oggi entriamo in uno nuovo. Oggi però c’è una particolarità che penso di un certo rilievo: noterete come tra la fine del nono e l’inizio del decimo capitolo ci sia una assoluta continuità. Sembra volerci dire che la vicenda del nostro amico nato cieco e illuminato dal Signore dobbiamo tenerlo con noi! Forse anche lui è stato in quel “recinto delle pecore” (ver.1) dal quale le pecore aspettano di essere chiamate via.
Ma chi potrà far questo? Non il ladro e il brigante che non entrano nel recinto delle pecore dalla porta! E questo ci fa pensare alla violenza e all’aggressività farisaica.
Diamo subito un’ipotesi di interpretazione a questa “porta”: forse è quell’entrare del Signore per venire a noi, ed è il suo entrare nella nostra infermità, nel nostro buio e nella nostra morte, come abbiamo visto per il cieco nato, nella cui oscurità il Signore è entrato, per sanare, rinnovare e illuminare: dal fango fino a Siloe!
Gesù è il pastore delle pecore. La sua potenza è la potenza divina del suo amore per noi. Egli non viene per giudicarci, ma viene per salvarci!
Il “guardiano” è la grande profezia ebraica che riconoscendolo come l’Atteso e l’Inviato, “gli apre” (ver.3)!
E le pecore del recinto “ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori”.
Qui dobbiamo notare la grande novità di Giovanni rispetto agli altri Evangeli: là c’era un pastore che andava in cerca della pecora smarrita per riportarla all’ovile. Ma qui iniziano i tempi della pienezza messianica, e le pecore devono lasciare il vecchio glorioso recinto antico della Legge e del Tempio, per essere condotte dal Pastore Buono alla Casa del Padre: sono, a motivo del Figlio, figli e figlie di Dio! Gli estranei non li seguiranno, “perché non conoscono la voce degli estranei” (ver.5).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.