38,39 Sei forse tu che vai a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncelli, 40 quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato nei nascondigli? 41Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi piccoli gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo?
39,1 Sai tu quando figliano i camosci o assisti alle doglie delle cerve? 2 Conti tu i mesi della loro gravidanza e sai tu quando devono partorire? 3 Si curvano e si sgravano dei loro parti, espellono i loro feti. 4 Robusti sono i loro figli, crescono all’aperto, se ne vanno e non tornano più da esse.
COMMENTO
Mentre noi pensiamo che la creatura umana e quindi l’umanità sia il centro, la guida e la dominatrice dell’universo, la Parola del nostro testo torna a visitarci con la realtà e la forza di una creazione che non subisce la nostra superiorità. Nel brano di oggi l’attenzione è rivolta soprattutto al mondo animale, ma non è possibile affermare una consapevole inferiorità di esso nei confronti dell’uomo. Fin dal principio l’uomo tende a collocarsi invece al centro di tutto il creato e quindi ad avvertire addirittura come “nemico”, e nemico da battere e soggiogare, ogni elemento della natura. E questo, fino all’inevitabile fragilità umana di fronte ad ogni debolezza e infermità. Persino nei confronti della morte l’uomo tende a lottare e anche una scoperta medica viene istintivamente qualificata come una “vittoria”. Anche la morte viene affondata nella presunzione di una vita eterna. Per i credenti, invece, la salvezza dell’uomo viene dall’amore di Dio e dalla sua compassione per la nostra fragilità mortale.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco