11 Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. 12 Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. 13 E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, tanto che pure Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. 14 Ma quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?».
Galati 2,11-14

Siamo ad un passaggio molto delicato e molto importante della nostra Lettera!
Apprendiamo così che né la problematicità della storia, né il rispetto della carità possono fermare l’esigenza primaria della fedeltà al Signore.
La “verità del Vangelo” è irrinunciabile perché solo questo è garanzia di fedeltà a Gesù!
Cefa (Pietro) viene severamente ammonito da Paolo per la “doppiezza” del suo comportamento: in assenza di cristiani provenienti dal giudaismo egli tranquillamente “prendeva cibo insieme ai pagani” (ver.12), ma quando giungono ad Antiochia fratelli cristiani legati a Giacomo e provenienti dal giudaismo, egli, “per timore dei circoncisi”, si ritira da questa convivialità con i fratelli provenienti dal paganesimo.
E questo provoca un uguale atteggiamento anche in altri giudeo-cristiani, tra i quali persino Barnaba! (ver.13).
Il rimprovero di Paolo è fermo e celebrato apertamente “in presenza di tutti”: “Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?” (ver.14).
E’ interessante che il rimprovero non sia tanto un’accusa di incoerenza rivolta a Cefa, quanto il rimprovero di essere Cefa chiuso all’accesso libero e diretto dei pagani alla Mensa cristiana, quando essi vengono chiamati dal Dio alla fede di Gesù!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei…”: non deve essere stato facile nemmeno per Paolo cambiare modo di vivere. Basare la propria vita non più sui valori della Legge e su tutte le prassi tradizionali che ne erano seguite, ma su un’altra “verità”, la verità del Vangelo. Egli ha scoperto la bellezza della libertà, “la libertà che abbiamo in Cristo Gesù”(v.4), contrapposta alla condizione di schiavi, sottomessi a qualunque altra autorità o valore. Di qui viene anche quella libertà di parola che permette a Paolo di “opporsi a lui (Pietro) a viso aperto perché aveva torto”, e far riflettere tutti sulla ipocrisia in cui erano caduti. Un’occasione per noi per riscoprire il grande dono della libertà, civile oltre che di cristiani, e praticare quella libertà di parola e di comportamento, che sono frenati spesso dal timore del giudizio altrui, dal bisogno di conservare la stima e l’apprezzamento degli altri.