6 Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. 7 Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8 Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! 9 L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! 10 Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!
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Il linguaggio di Paolo intreccia tra loro l’ironia e la severità! Così a partire da quel “mi meraviglio” (ver.6) che non è una meraviglia positiva, ma al contrario! E quel “così in fretta” carica ulteriormente la severa ironia delle parole, che giunge al suo apice quando la “deviazione” gravissima dall’autentica fede viene chiamata “un altro vangelo”! Qui si potrebbe affermare che in ogni modo il Vangelo è il Vangelo, e che in ogni modo è “uno”! Ma ancora la severità dell’ironia lo porta a nominare appunto l’ipotesi assurda di “un altro vangelo”! La realtà divina del Vangelo non consente “doppioni”! La realtà è dunque che vi sono “alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo” (ver.7)! Questi “alcuni” sono coloro che in nome della tradizione giudaica vogliono imporre affermazioni e gesti che non possono sussistere e convivere con la novità assoluta del Vangelo di Gesù! Altrimenti si aggredisce, si deturpa e si disonora la stessa tradizione che ha condotto Israele all’incontro con il Signore Gesù! Ma è proprio tale incontro con l’evento del Signore Gesù ad esigere assolutamente la fedeltà a quella “profezia” che ha portato la fede ebraica all’incontro con il Messia! Farla sopravvivere ed esigerne il perpetuarsi sarebbe negarne il valore di una conduzione e di una guida che ora possono e devono terminare e fluire nell’evento che hanno preparato! La “circoncisione” è il problema non esplicitamente citato che i “giudaizzanti” sollevano nei confronti di chi accede alla fede di Gesù provenendo dal mondo pagano! Ma questo sarebbe quell’ “altro vangelo” che negherebbe sia la novità assoluta del Cristo, sia anche il valore e la potenza di un cammino profetico che ora si realizza proprio nell’assoluta ed esigente “novità” del Vangelo di Gesù! Questo è il danno provocato da coloro che “vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo” (ver.7)! Sia dunque “anatema”, cioè negata e respinta, un’ipotesi che attenterebbe e negherebbe l’evento “cristiano” e la sua divina potenza, verità e bellezza!| Sia dunque “anatema, fosse pure l’Apostolo stesso, o addirittura “un angelo dal cielo”, ad annunciare “un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato (ver.8)!! Tale dovrebbe essere giudicato – “anatema”!! – lo stesso Paolo se annunciasse un vangelo diverso! E’ impressionante e luminosa l’audacia di Paolo nel difendere il suo annuncio evangelico! Per questo non esita e ribadire: “Se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema” (ver.9)!! Il ver.10 afferma e riafferma in termini drammaticamente enfatici che egli cerca solo “il consenso di Dio”. Non “il consenso degli uomini”! E dunque conclude: “Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo”. La “Parola” che segue confermerà e illuminerà affermazioni così assolute.
Mi soffermo su due sole parole: “il Vangelo di Cristo”(v.7). Le note dicono che è un’espressione tipicamente paolina, tanto che la si incontra sessantuno volte nelle lettere di Paolo. Il Vangelo è di Cristo perché ci parla di lui, ci riferisce la “buona notizia” che lui ci ha portato; lui stesso, la sua persona ne sono il contenuto. E possiamo dire anche che egli, il Signore, agisce attraverso di esso e del suo annunzio. E’ una meraviglia per noi, che cerchiamo ogni giorno di leggere il Vangelo, di capirlo, interpretarlo nel modo più giusto e anche – almeno un po’- di viverlo.