Le letture di domenica prossima 22 Aprile 2012,
III domenica di Pasqua, sono:
At 3,13-15.17-19 Sal 4 1Gv 2,1-5 Lc 24,35-48
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Luca
24,35-48

35In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Emmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni».

1) Narravano… ciò che era accaduto lungo la via: i discepoli ritornati da Emmaus parlano con gli altri discepoli. Lungo la strada il maestro aveva dato loro un insegnamento fondamentale che qui verrà ripreso: cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui (Lc 24,27).

2) Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse «Pace a voi!»: sono le stesse parole (Gv 20,19) del testo di Gv di domenica scorsa. Questo stare di Gesù in carne ed ossa in mezzo ai suoi è un gesto di grande semplicità e immediatezza, anche se risulterà sconvolgente per i suoi. Pace a voi: oltre che un saluto, potrebbe essere una parola di perdono: la fuga e l’abbandono dei discepoli nel momento della passione è cosa passata.

3) Sono proprio io… un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho: Gesù insiste sulla fisicità della sua presenza, invita a guardarlo e a toccarlo. La resurrezione non è un evento magico, extrasensoriale, è un fatto storico, sperimentato dai testimoni di quegli incontri.

4) Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi: il testo di domenica scorsa ha rivelato che Gesù porta nel suo corpo i segni dei chiodi. Davanti agli occhi stupiti dei discepoli c’è il Signore risorto e glorioso che porta i segni della passione. La risurrezione non è cancellazione dell’obbrobrio della croce, ma la gloria con cui risplende la verità di Dio, quella di un amore che si dona totalmente fino alla morte.

5) Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro: c’è una porzione pronta, i discepoli quindi stavano mangiando assieme, il pasto con il Risorto è anticipo della celebrazione eucaristica, esperienza che si fissa negli apostoli come fondamentale per loro, testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti (At 10,41).

6) Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: il Signore qui si riferisce agli annunci della passione, come Lc 18,31: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo. Erano annunci con riferimenti precisi ai canti del servo di Jahwe del profeta Isaia, mai accettati e capiti dai discepoli.

7) Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi: tramite le tre grandi sezioni dell’Antico Testamento, Gesù fa riferimento all’insieme della bibbia. Gesù consegna ai suoi discepoli la chiave per interpretare le Scritture: tutte le Scritture parlano di lui e la Pasqua di Gesù è il compimento dell’attesa di Israele.

 8) Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture: solo la grazia e la potenza del Risorto possono aprire la mente e permettere di capire in profondità la bibbia. Il contesto del discorso è quello di una cena dei discepoli con il Risorto: è la presenza del Cristo in mezzo all’assemblea eucaristica dei discepoli che rivelerà loro lungo i secoli il senso delle Scritture.

Atti 3,13-15.17-19

In quei giorni, Pietro disse al popolo: 13«Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; 14voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. 15Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.

17Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. 18Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. 19Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

1) I versetti 1-12 del capitolo 3 degli Atti, non compresi nel nostro testo, descrivono la guarigione di un uomo storpio dalla nascita che tutti i giorni chiedeva l’elemosina presso la porta del tempio; guarigione avvenuta tramite Pietro nel nome di Gesù: Pietro disse allo storpio: “nel nome di Gesù Cristo, alzati e cammina” (At 3,6).

2) Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri Padri ha glorificato il suo servo Gesù che voi avete consegnato e rinnegato: qui viene presentato il nucleo centrale del discorso di Pietro ai giudei in Gerusalemme. Pietro fa riferimento all’autorità del Dio dei Padri che ha operato tutti questi avvenimenti. Tra le promesse fatte da Dio ad Israele e la figura del servo di Jhave c’è una perfetta corrispondenza: ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio (Is 42,1) e (Mt 12,18). Il servo che voi avete consegnato e rinnegato: ecco il mio servo… tanto sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto (cfr. Is 52,13 ss)… disprezzato e reietto dagli uomini… maltrattato… era come pecora condotta al macello (Cfr. Is 53,3 ss). Dio lo ha glorificato con la sua risurrezione.

3) Sembra importante prendere in considerazione il versetto 16 non compreso nel nostro testo. Per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo… la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione: il nome del Signore è molto presente nel libro degli Atti: viene invocato per battezzare (2,38; 8,16; ecc.) per insegnare (4,18; 5,28; ecc.), per guarire (4,30; 16,18) e anche per quel nome si soffre (5,41; 9,16; 21,13). La fede ha dato…: la guarigione non è avvenuta per una specie di formula magica, ma per il dono stesso di Dio, la fiducia nella persona e nell’opera potente del Signore che può dare la vita a quelli che lo invocano.

4) Ora fratelli io so che voi avete agito per ignoranza: Pietro sottolinea come il loro rifiuto sia dovuto più ad ignoranza che a perversità: Gesù diceva: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Con il termine “fratelli” Pietro sembra voler indicare a quelli che lo ascoltano che il mistero di salvezza che si è compiuto riguarda tutti ed è per tutti, è l’evento di salvezza preannunciato dai profeti: cominciando da Mosè e da tutti i profeti Gesù spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui (Lc 24,27).

5) Convertitevi, dunque, e cambiate vita perché siano cancellati i vostri peccati: il vero Israele sarà costituito dall’Israele che si converte a Gesù di Nazareth, divenendo il ceppo a cui si aggiungono i pagani convertiti a Cristo.

1Giovanni 2,1-5a

1Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. 2È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

3Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. 4Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. 5Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

1) Figlioli miei vi scrivo queste cose perché non pecchiate: la lettera è l’annuncio di quello che Giovanni ha udito e visto con i suoi occhi e toccato con le sue mani. Giovanni comunica quindi a questi suoi figli il dono, il verbo della vita, che lui ha ricevuto perché ci sia comunione e gioia tra tutti. Camminare insieme con il Padre e con Gesù, sentirsi sinceramente uniti gli uni e gli altri, illumina della luce di Dio la fragilità umana del peccato: questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri e il sangue di Gesù, Il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato (1Gv 1,5ss).

2) Ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto: se accade di peccare, per la fragilità della natura umana, abbiamo un difensore potente presso il Padre misericordioso: non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (Rm 8,1). Il Giusto: così è definito il servo del Signore. Il giusto mio servo giustificherà molti (Is 53,11). L’apostolo non ha la pretesa che i suoi figli non pecchino mai più, ma desidera che non cadano nell’inganno di non riconoscersi peccatori davanti a Dio, rendendo così vana la croce di Cristo: se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati Egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi (1Gv 1,8ss).

3) È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati: non esiste colpa che non possa ricevere il perdono Gesù.

4) Non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo: come l’antico sacrificio per il peccato espiava i peccati di tutto il popolo, l’unico ed eterno sacrificio compiuto da Gesù ha un’efficacia che si estende a tutto il mondo. Insieme a Gesù è quindi stato inchiodato sulla croce l’atto di accusa verso tutta l’umanità peccatrice: di tutti i tempi e in tutti i popoli.

5) Da questo sappiamo d’averlo conosciuto, se osserviamo i suoi comandamenti: l’apostolo invita a chiedersi se questa conoscenza è viva oppure è spenta. La risposta sta nel comandamento dell’amore: quando si spegne la carità cessa la conoscenza del Cristo.

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

Gesù non è un fantasma! La sua risurrezione è fonte e garanzia della sua presenza in ogni luogo e in ogni tempo per ogni uomo e donna della terra. Il fantasma è molto pericoloso perché lo si vede ma non c’è! Nella concezione comune è di fatto un morto che assume sembianze vive. Tutto questo fa paura e bisogna cacciarlo. Gesù è vivo e lo è nella nostra stessa fisicità. Vive in mezzo a noi, tra noi e in noi. L’annotazione quasi imbarazzante di quel pezzo di pesce mangiato davanti a noi lo consegna alla nostra gestualità comune. Con Lui il mangiare e il bere, la mensa, diventano luogo e tempo del più forte incontro con Lui. Quel banchetto non è fuori dalla storia, ma è fonte perenne, potente giudizio di salvezza, e perfetta attualità, e quindi principio di una storia nuova: morte in noi della creatura corrotta e risurrezione in noi del Verbo che si fa carne in noi e per noi. La Parola che l’ha preceduto s’illumina per come Egli l’invade. E illumina l’evento della sua Pasqua mostrando che tutta la storia cammina e si raccoglie verso di Lui e in Lui.

Molte volte la Scrittura Sacra ci sconcerta. Talvolta addirittura “scandalizza” sino all’aver suggerito l’improvvida operazione di censura che nella preghiera dei Salmi e nella redazione del Lezionario ignora versetti e interi passi ritenuti appunto “scandalosi”, fonte di scandalo. Invece, dice oggi Gesù, in Lui si compiono “tutte le cose scritte …nella Legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi”, perché, dice Gesù, sono tutte “cose scritte su di me”. Questo è prezioso ritenere e ricordare sempre, perché è presupposto concreto a che anche l’intera storia umana, con i suoi dolori, le sue tragedie e le sue illusioni… tutto venga visitato, raccolto, giudicato, redento e illuminato dalla Persona e dall’opera di Gesù.

Talvolta il male sembra imperversare e dominare sia nella vita individuale sia nei grandi eventi collettivi. Ma oggi ci viene detto che Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo”!! Con un certo tremore sento oggi in coscienza il dovere di pensare e di dire che quindi tale “espiazione” precede la stessa coscienza del peccato. Il che è innegabile se si tiene ferma la Parola circa l’espiazione per i peccati “di tutto il mondo”. Il mondo questo non lo sa. Gesù sulla Croce chiede al Padre di perdonare i suoi uccisori perché “non sanno quello che fanno”. L’antisemitismo dentro e fuori la comunità cristiana ha drammaticamente identificato questi “uccisori” nei “perfidi giudei”. Oggi con grande chiarezza ci viene detto che tutti noi abbiamo rinnegato il Santo e il Giusto.

Ogni peccato dell’umanità viene svelato come uccisione dell’Altro, perpetuazione del fratricidio delle origini che viene svelato in tutta la sua suprema negatività quando, in Gesù, Dio si fa Prossimo a noi, nostro fratello! Ma “il Dio dei nostri Padri ha glorificato il suo servo Gesù”. Da allora ogni uomo e donna del mondo è per ciascuno di noi il nostro “Prossimo”. Ogni relazione umana è stata rigenerata, anche la più complessa e avversa. Celebriamo l’amore del prossimo per celebrare l’amore di Dio. L’antico Salmo si rivolge a Dio dicendo: “Contro di Te, contro Te solo ho peccato”. Ogni peccato è contro Dio, appunto perché Dio si rivela come il nostro fratello, e ogni nostro fratello e sorella sono luogo della sua presenza. Tutto il male è vinto affinché si adempia per ciascuno e per tutti il detto del profeta: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”.