1Perciò, fratelli santi, voi che siete partecipi di una vocazione celeste, prestate attenzione a Gesù, l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo, 2il quale è degno di fede per colui che l’ha costituito tale, come lo fu anche Mosè in tutta la sua casa. 3Ma, in confronto a Mosè, egli è stato giudicato degno di una gloria tanto maggiore quanto l’onore del costruttore della casa supera quello della casa stessa. 4Ogni casa infatti viene costruita da qualcuno; ma colui che ha costruito tutto è Dio. 5In verità Mosè fu degno di fede in tutta la sua casa come servitore, per dare testimonianza di ciò che doveva essere annunciato più tardi. 6Cristo, invece, lo fu come figlio, posto sopra la sua casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo.

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Mosè era il fedele servitore di Dio nella solida costruzione, nel solido impianto della antica Legge. Quell’antico impianto era profezia della casa che Gesù avrebbe costruito come Figlio di Dio. Israele è la grande perenne “profezia” della nuova casa di Dio edificata da Gesù, che siamo noi: “E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo”(ver.6). La libertà e la speranza sono, alla lettera, la fiducia, e cioè il pieno abbandono di fede nel Signore Gesù, e la pienezza della speranza (“gloriationem spei” dice la versione latina).
Dunque, come Mosè era “il servitore” della Legge, noi siamo i fratelli di Gesù che è il Figlio. La fiducia e la speranza sono la nostra partecipazione alla costruzione di questa “casa”. L’incomparabile differenza tra il servo Mosè e il figlio Gesù ci coinvolge nel dono e nella responsabilità che ne conseguono.
Provo a cercare un modo più chiaro e più semplice per esprimere questo. La legge antica era un sistema che tale rimaneva al di là della fedeltà o non fedeltà del popolo. Oggi, in Gesù, noi stessi siamo la presenza del mistero di Dio nella storia dell’umanità. Come il servizio fedele di Mosè doveva compiersi nell’opera compiuta dal Figlio, così l’antica legge ora si compie nella nostra fede in Gesù. La comunione di fede e la comunità che ne nasce è, in Gesù, la presenza di Dio nella storia dell’umanità. Infatti, ascoltiamo al ver.1, noi siamo “partecipi di una vocazione celeste” che è quella che il Padre proclama sul Figlio, e per il Figlio suo Gesù. E Gesù è il costruttore della casa di Dio essendo Lui “l’Apostolo e Sommo Sacerdote della fede che noi professiamo”. La “costruzione”, che è propria di Dio, perché “colui che ha costruito tutto è Dio”(ver.4), è realizzata da Gesù, che è “posto sopra la sua casa”(ver.6), casa che, appunto, siamo noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 1 “fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste”, cioè che viene dal cielo e conduce al cielo. Ieri abbiamo ascoltato che il Padre ha reso perfetto il capo della nostra salvezza, per condurre molti figli alla gloria, perché siano in comunione con Dio. E poiché abbiamo ricevuto una tale sorte, ci viene dato un avvertimento: tenere stretta la speranza che ci è stata data. Ci è stato dato un grande regalo, dobbiamo custodirlo: siamo partecipi di una vocazione celeste.
Gesù ha partecipato alla nostra condizione umana, e noi, grazie a Lui, possiamo partecipare a questa vocazione celeste. Solo perché Lui, il Figlio di Dio, ha partecipato alla nostra condizione mortale, abbiamo ricevuto questo dono di partecipare a una vocazione celeste, che da soli non potevamo avere né ottenere.
Gesù è “apostolo e sommo sacerdote” della fede che noi professiamo. Apostolo, in quanto mandato dal Padre a noi, in una carne mortale simile alla nostra, per pportarci ora in modo perfetto la parola del suo amore. È anche il “sommo sacerdote” fedele e misericordioso” (2:17) per aprire agli uomini l’accesso alla comunione con Dio. È “fedele” a Dio, crede in Lui, e fa la sua volontà; ed è misericordioso percè si è fatto simile a noi e conosce le nostre prove e sofferenze (2:18).
Siamo fatti partecipi di Cristo. Siamo stati fatti casa di Dio, e Gesù è il capo di questa casa. Abbiamo avuto il dono di entrare attraverso Gesù nel santuario di Dio. Lo possiamo in virtù della opera di Gesù, della sua misericordia, della giustificazione che ci ha dato per mezzo del suo sangue. E se noi siamo la sua casa, siamo sua proprietà, e tutte le cose che ci sono nella casa, assumono la sua immagine.
v. 1 “Prestate attenzione” a Gesù, dirigetevi, rivolgete lo sguardo a Gesù. Questo porta e comporta “fare attenzione alla carità fraterna: 10:24 “Prestiamo attenzione gli uni gli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelel opere buone”.