21 Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22 Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. 23 Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24 ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Omelia dialogata messa Dozza 15.04.2021 Fil 1,21-24
COMMENTO
Quello che potrebbe essere interpretato come un impedimento e una persecuzione (le “catene”) per Paolo è in realtà il “progresso del Vangelo” ed è prova di questo il fatto che “in tutto il palazzo del pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo” (ver. 13). Per questo le “catene”, che sembrano bloccare e contrastare la testimonianza evangelica, sono in realtà l’occasione per “annunciare senza timore la Parola” (ver. 14).
Tutto questo si compie anche se ci sono alcuni che “predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa” (ver. 15). I più si muovono con amore, “sapendo che io sono stato incaricato della difesa del Vangelo” (ver. 16). Malgrado queste difficoltà, l’importante è che “Cristo venga annunciato. Io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene” (ver. 18).
Sarà dunque evento di “salvezza” (ver. 19) per l’Apostolo.
Da una parte Paolo desidera “lasciare questa vita per essere con Cristo” (ver. 23).
Dall’altra è convinto che “anche ora Cristo sarà glorificato” nel suo corpo, “sia che io viva sia che io muoia”.
“Ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo”. Così Paolo è convinto che Cristo Gesù lo custodirà affinché l’apostolo possa portare a pienezza il suo annuncio e la sua testimonianza.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco