40,1 Il Signore parlò a Mosè e gli disse: 2 «Il primo giorno del primo mese erigerai la Dimora, la tenda del convegno. 3 Dentro vi collocherai l’arca della Testimonianza, davanti all’arca tenderai il velo. 4 Vi introdurrai la tavola e disporrai su di essa ciò che vi deve essere disposto; introdurrai anche il candelabro e vi preparerai sopra le sue lampade. 5 Metterai l’altare d’oro per i profumi davanti all’arca della Testimonianza e metterai infine la cortina all’ingresso della tenda. 6 Poi metterai l’altare degli olocausti di fronte all’ingresso della Dimora, della tenda del convegno. 7 Metterai la conca fra la tenda del convegno e l’altare e vi porrai l’acqua. 8 Disporrai il recinto tutt’attorno e metterai la cortina alla porta del recinto. 9 Poi prenderai l’olio dell’unzione e ungerai con esso la Dimora e quanto vi sarà dentro e la consacrerai con tutti i suoi arredi; così diventerà cosa santa. 10 Ungerai anche l’altare degli olocausti e tutti i suoi arredi; consacrerai l’altare e l’altare diventerà cosa santissima. 11 Ungerai anche la conca con il suo piedestallo e la consacrerai. 12 Poi farai avvicinare Aronne e i suoi figli all’ingresso della tenda del convegno e li laverai con acqua. 13 Farai indossare ad Aronne le vesti sacre, lo ungerai, lo consacrerai e così egli eserciterà il mio sacerdozio. 14 Farai avvicinare anche i suoi figli e farai loro indossare le tuniche. 15 Li ungerai, come il loro padre, e così eserciteranno il mio sacerdozio; in tal modo la loro unzione conferirà loro un sacerdozio perenne, per le loro generazioni».
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Entriamo oggi nell’ultimo capitolo del nostro grande pellegrinaggio nel Libro dell’Esodo. Il capitolo è diviso in tre parti, che ricalcano l’andamento che abbiamo osservato in questi ultini tempi: vers.1-15 – il testo di oggi – con le disposizioni date da Dio a Mosè; vers.16-35, l’esecuzione delle disposizioni; vers.36-38, la presenza di Dio nel cammino storico del suo popolo.
Il ver.2 contiene un’informazione appena accennata e molto preziosa; dice “il primo giorno del primo mese”. Mi sembra che in questo modo la fine dell’Esodo ci riporti al “principio” di Genesi, all’alba della creazione. Vedo in questo un dato fondamentale della nostra fede, e cioè l’affermazione, implicita ma del tutto reale, che la creazione descritta in Genesi trova qui un suo adempimento in questa nuova “creazione”, di cui proveremo a dire qualcosa, e che si rivelerà peraltro a sua volta profezia dell’ultima “creazione”, in Cristo, che farà nuove tutte le cose! Ma tale novità qui è già detta!
Nella vicenda del popolo di Dio si attua finalmente il compito assegnato in principio ai progenitori in Genesi, quello di “dominare” su tutto il creato senza farsene schiavi né adorarlo! (Gen..1,26), e quello di coltivare e custodire il creato come giardino di Dio, giardino dell’incontro tra Dio e la sua creatura prediletta, fatta a Sua immagine e somiglianza. Ora questo compito si adempie, e l’uomo diventa partecipe di questa nuova creazione. Essa nasce dalla Parola che Dio comunica all’uomo e si compie per l’accoglienza-obbedienza dell’uomo alla Parola di Dio. Tutto vierne fatto secondo questa Parola. Oggi l’opera dell’uomo non è quella di preparare i vari oggetti, ma di “assemblarli”, di organizzarli; si tratta veramente di dominio, custodia e coltivazione! La tenda è la nuova creazione di cui l’antico creato è immagine; la tenda è il “giardino nuovo” nel quale Dio e l’uomo s’incontrano.
La parabola del Prodigo di Luca 15 parla di un uomo che si porta via la creazione, lontana da Dio, e sperpera tutto. E’ una creazione, una natura, rubata a Dio; è una “natura che pretende di avere un suo “diritto”, e si chiude nella sua “razionalità”. Ma solo la Parola di Dio e l’incontro con questa Parola può scoprire e custodire il segreto della creazione di Dio. La creazione è la Tenda dove Dio e l’uomo si incontrano. Il nostro testo dunque ripudia una divinizzazione della natura e della sua pretesa razionalità, incapace di cogliere il “mistero” che solo la Parola di Dio può svelare.
Nei giorni scorsi abbiamo sottolineato la diversità di tutti gli elementi che entrano a comporre la Tenda: nella loro diversità tutti devono trovare il loro posto e la loro funzione ed è l’uomo che, obbedendo alla Parola divina, deve assegnarlo. La Tenda è una composizione di grandi diversità. Tutti gli elementi primordiali, la terra, l’acqua , il fuoco…e tutte le realtà create vengono lavorate dall’uomo e raccolte in questa unità.
Tutto viene preparato per quello che è l’ultimo fine di tutto: che nella pienezza della comunione Dio sia tutto in tutti. Anche l’uomo non è abbandonato nella sua nudità creaturale e nella vanità della sua autoidolatria, o nella sua dipendenza servile da infiniti idoli, ma viene, ai vers.12-15, lavato, purificato, unto, eletto, rivestito di quegli abiti che dicono il suo compito sacerdotale tra Dio e la creazione e la storia.Tutta la creazione, cioè tutta la Tenda che della creazione è immagine e apice, deve essere unta e consacrata:”…così diventerà cosa santa”(ver.9).E tutto questo è ancora “figura” e profezia dell’ultima Tenda di Dio con gli uomini, il Signore Gesù, il nuovo ultimo Tempio, nel quale l’intera umanità sarà chiamata e raccolta.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni. (speciale per Nadia sorella a Lovere:oggi ero alla vostra Messa, e ho gioito con te e con voi).
Queste disposizioni finali del Signore su come istallare la tenda, sistemare gli arredi ecc. culminano nell’unzione degli stessi. Mi è piaciuto molto che la stessa unzione si debba compiere sui sacerdoti, che in tal modo diventano consacrati ad un sacerdozio perenne nella tenda del Signore. Cosa servirebbe la tenda, fosse anche abitata dal Signore, senza questi uomini consacrati al suo servizio?
In virtù del battesimo questo ruolo importantissimo è per tutti noi!
Dopo molti capitoli in cui abbiamo visto il popolo nel suo insieme, e alcuni in particolare a cui Dio aveva posto nel cuore una specifica sapienza, realizzare i vari elementi necessari per l’edificazione della Dimora e per il servizio liturgico, “secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè”, ora tocca a Mosè stesso preparare ogni cosa secondo quanto il Signore gli dice.
Ci ha colpito in tutti questi giorni come in un certo senso tutto si compia in un grande silenzio, su cui regna la Parola di Dio. Dopo il dramma della parola alternativa detta dal popolo ad Aronne “facci un dio che cammini alla nostra testa ”, e il dramma di peccato e di disordine che ne era seguito, tutto pare ricomporsi in questa obbedienza silenziosa e operante che porta all’ approntamento della Dimora, e, vedremo, al solenne ingresso della Gloria del Signore.
Le prime parole di Dio a Mosè “il primo giorno del primo mese erigerai la Dimora”, danno l’idea di un nuovo inizio, di un avvenimento che si pone come nuovo principio.