12 Mosè disse al Signore: «Vedi, tu mi ordini: Fa’ salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi. 13 Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca, e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa gente è il tuo popolo».
14 Rispose: «Io camminerò con voi e ti darò riposo». 15 Riprese: «Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui. 16 Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla terra».
17 Disse il Signore a Mosè: «Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome».
18 Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!».
19 Rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia». 20 Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». 21 Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22 quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. 23 Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere».
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I vers.12-17 sono l’incalzare insistente e coraggioso, fin quasi all’impertinenza, di Mosè, per ottenere due cose, sulle quali sembra pretendere una resa incondizionata da parte di Dio: il totale impegno divino nell’accompagnamento di Mosè e del popolo; e appunto la certezza che il popolo sia totalmente coinvolto nella grazia che Dio sembra istintivamente riservare al solo Mosè. Questi otterrà tutto!
In Es.32,34 Dio aveva detto che un angelo avrebbe accompagnato il popolo. La cosa era rimasta piuttosto imprecisata, anche se si era ben capito che il motivo era la “pericolosità” di una presenza diretta di Dio in mezzo a questo popolo peccatore, dove il pericolo poteva essere l’annientamento del popolo stesso. In ogni modo qui Mosè insiste con determinazione e risolutezza per avere ulteriori precisazioni e infine essere certo dell’impegno senza riserve da parte di Dio. Alla fine del ver.13 viene rinnovata la sottolineatura da parte di Mosè che il popolo non è suo, ma proprio di Dio. La risposta divina espressa dal ver.14 sembra non soddisfare totalmente Mosè, perchè insiste sul rapporto speciale tra Dio e lui:”…ti darò riposo”. Se si deve partire da soli, senza Dio, è del tutto meglio non partire! Siamo quasi a livello di un ricatto (ver.15). Il ver.16 riprende il tema dei popoli della terra che proprio dal fatto che Dio cammini con il suo popolo trarranno la conclusione che veramente i Figli di Israele sono “unici” tra tutti gli altri popoli. Dio, sempre tenendo fermo che tutto è legato alla sua relazione speciale con il mediatore Mosè, dichiara solennemente di accogliere tutte le sue richieste. Così il ver.17.
Ho visto che i dotti discutono molto sul significato dell’ultima pretesa di Mosè, quella di vedere la gloria di Dio, contenuta nei vers.18-23. Mi sembra non sia difficile pensare che questa “epifania” possa rappresentare il sigillo ultimo su tutto quello che Dio ha promesso per il popolo attraverso un rapporto privilegiato con Mosè che avrebbe la sua esplicitazione suprema nel “vedere” la Parola che è stata detta e ascoltata. Mi sembra chiara la nota della TOB che qui coglie una triplice risposta da parte di Dio. La prima, al ver.19: Dio lo si vede attraverso le sue meraviglie (“il mio splendore”), la sua Parola (“proclamerò il mio nome”), e sopratutto attraverso la sua misericordia per l’uomo. La seconda risposta riafferma l’impossibilità di sopravvivere alla visione di Dio:”..nessun uomo può vedermi e restare vivo”(ver.20). Infine, non lo si può vedere davanti, ma di dietro (“le mie spalle”); cioè, non Lui, ma la conseguenza della sua presenza e del suo passaggio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi ha colpito l’espressione che usa più volte Mosè: “se ho trovato grazia ai tuoi occhi”. L’ho messa vicina all’invito di Mosè a Dio a “vedere” (v.12 Vedi, tu mi ordini… 13 indicami la tua vita… vedi che questa gente è il tuo popolo).
E all’audace richiesta v.18 “mostrami il tuo volto!”.
Dio risponde positivamente: Mosè e il popolo sono “grazia” ai sui occhi e Lui si mostrerà a Mosè.
Il rapporto d’amore tra Dio e il suo popolo attraverso Mosè è fatto di questo guardarsi a vicenda, conoscersi, trovarsi belli nonostante i peccati, le fughe e le infedeltà.