15 Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; 16 profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. 17 Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio. 18 E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, 19 intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, 20 rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
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Mi sembra molto interessante questo invito ad esercitare una vigilanza attenta e sapiente sul nostro cammino (è sempre quel verbo che dice “camminare” e che esprime il “comportamento” in modo più dinamico e progressivo). Come camminare “non da stolti ma da sapienti”? “Riscattando il tempo, perchè i giorni sono cattivi”. Questa traduzione più letterale ci consente di cogliere questo “riscattare” come il “togliere dalla piazza” il tempo, impedire che sia “svenduto”. Che cosa significa? Mi sembra dica la scelta di liberarci da un certo “meccanismo” del tempo, che rischia di tutto subordinare al suo svolgersi implacabile e sempre uguale, come i battiti del pendolo. Riscattare il tempo significa allora metterlo al servizio degli avvenimenti ,qualificarlo attraverso di essi. Provo a dire: è bene che a “decidere” non sia il fatto che adesso sono le sei e diciannove e che entro le sei e trenta devo terminare queste note, ma che le ore sei e diciannove sono il tempo in cui mi è concesso di mettere a tesoro quel bello che il Signore ha suggerito alla mia povera preghiera. Dunque: non subire l’alienazione del tempo, ma riscattarlo come orizzonte degli eventi della vita. E’ l’Esodo dei padri ebrei che dà qualità al tempo in cui si è svolto! Altrimenti, “i giorni sono cattivi”, nel senso che divorano e appiattiscono tutto, buttandolo poi nel secchio dell’oblìo.
E’ necessario ricomprendere incessantemente il senso cristiano della nostra vita, e cioè “quale sia la volontà di Dio”. Ma non necessariamente per chiedersi che cosa si deve fare, ma per verificare l’umile attenzione-sottomissione del nostro cuore alla volontà divina così come si manifesta nell’incontro tra la Parola e la nostra storia (ver.17). Il ver.18 ci porta alla bellezza di Atti 2, al miracolo di Pentecoste, e alla “difesa” di Pietro circa il fatto che lui e i suoi amici non sono ebbri di vino , ma pieni di Spirito Santo. C’è un’ebbrezza che oscura, confonde, rattrista, e ce n’è una che riempie la mente e il cuore, e illumina.
Mi pare particolarmente interessante il ver.19 che indica come via del dono dello Spirito il “dirsi reciprocamente” salmi, inni, cantici spirituali…E’ proprio vero! Non c’è niente di meglio che possiamo renderci l’un l’altro quanto, ad esempio, il salmodiare insieme. Tra fratelli, tra marito e moglie, soprattutto quando c’è il rischio più forte di parole cattive e di silenzi cattivi! Quanto è fecondo “dirsi” cose buone dialogando insieme attraverso i versetti di un salmo! E non si pensi che sono parole che pronunciamo disattenti e che subito scompariranno. C’è una grazia in tutto questo! Mettere tra noi le Parole di Dio, farne la nostra lode comune, è fare grandi passi nella direzione della sapienza e della pace.
Il ver.20 ribadisce quello che abbiamo già incontrato al ver.4 di questo capitolo, e cioè il riscatto positivo che acquista tutto quello che diventa in noi oggetto e occasione di ringraziamento a Dio. Vuol dire ricevere tutto e sempre da Lui, non dalla sorte, non dagli altri, non dal diavolo, ma ribadire con forza e determinazione che tutto vogliamo sempre accogliere da nostro Padre, “nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” cioè nel suo Spirito.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Camminare da stolti o da saggi”: mi ricorda che il saggio costruisce non sulla sabbia, ma sulla roccia della parola di Gesù. – Mentre i primi versetti pongono l’accento sulla “condotta”, i successivi ci danno una bella immagine della realtà interiore del credente: ripieno dello Spirito, lascia ascendere dal suo cuore – insieme ai fratelli – il canto lieto e riconoscente verso il Padre. Ancora una volta, è sottolineata l’azione di grazie: in realtà, avendo un Dio che sa meglio di noi ciò di cui abbiamo bisogno, sembra superfluo il chiedere. Rimane da dire il “Grazie!” per tutto quello che riceviamo.
Finiamo i nostri anni come un soffio.
Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
Salmo 89
A te la mia lode senza fine.
Della tua lode è piena la mia bocca.
Io non cesso di sperare,
moltiplichero’ le tue lodi.
La mia bocca annunzierà la tua giustizia,
proclamerà sempre la tua salvezza,
che non so misurare.
Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
Cantando le tue lodi,
esulteranno le mie labbra
e la mia vita, che tu hai riscattato.
Salmo 70