1 Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso, credenti in Cristo Gesù: 2 grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. 3 Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. 4 In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, 5 predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, 6 secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; 7 nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia.
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Cogliamo l’occasione del ver.1 della Lettera per ricordare che la fede dei nostri padri considera tutta la Scrittura come lettera di Dio al suo popolo e all’intera umanità. Le note delle nostre bibbie dicono che la destinazione ai cristiani di Efeso probabilmente non è esclusiva, e occupa uno spazio che veniva lasciato in bianco perchè la stessa lettera potesse essere inviata a più chiese. Di fatto oggi queste parole divine sono indirizzate a noi! Rendiamo grazie a Dio! “Grazia e pace” sono termini capaci di raccogliere in sè l’intero dono di Dio, nella sua assoluta gratuità e nella sua pienezza di bene per ciascuno di noi e per noi tutti insieme. Grazia e pace non sono un augurio esposto all’incertezza degli eventi, come è nella realtà fragile della storia umana, ma sono proclamazione dell’oggettivo dono divino.
L’appartenenza del nostro testo alla grande tradizione ebraica è totale. La “benedizione” infatti è la tipica preghiera della fede dei padri ebrei: benedizione che sale da noi a Dio perchè innanzi tutto è scesa da Dio verso di noi, verso il suo popolo. Nella pienezza dei tempi tale benedizione divina si è completamente raccolta nella persona e nell’opera del Figlio di Dio. Notate che in questi primi sette versetti della Lettera Gesù è nominato ben nove volte! In Lui infatti è presente tutto Dio, tutta l’opera di Dio e tutto il bene operato in noi e per noi, e quindi tutta la risposta che da noi sale a Dio. L’espressione “nei cieli” del ver.13 non ha un senso “geografico”, ma vuole sottolineare l’assoluta iniziativa divina, dalla quale tutto nasce e proviene. La benedizione di Dio è quindi “in Cristo”, perchè è Lui, appunto “la Benedizione di Dio” per noi.
Il ver.4 ricorda e proclama il dato oggettivo dell’ “elezione”: “elegit nos” dice la versione latina. L’umanità intera ne divenisse partecipe consapevole, non per questo non sarebbe “elezione”, e cioè fatto, evento, non legato nè alla natura, nè al comportamento, nè a meccanismi evolutivi psicologici o spirituali, ma solo ed esclusivamente “al beneplacito della sua (di Dio) volontà”. Dunque si tratta veramente di un dono: nè previsto, nè prevedibile, nè acquistato nè meritato, nè rubato! E’ stato detto molto opportunamente che, per questo motivo, il “sentimento” della fede è la meraviglia, lo stupore. Diciamo anche che l’assolutezza dell’opera divina è tale da non avere ovviamente bisogno neppure della consapevolezza e dell’accettazione umana. Dio è Padre di chi lo sa e lo vuole, ed è Padre di chi non lo sa, e anche di chi, sapendolo, non fosse ben disposto verso il dono.
E a che cosa stiamo stati eletti, a che cosa ci ha chiamati? Non mi piace parlare di “destino”, perchè il termine non custodisce abbastanza la “gratuità” dell’avvenimento. Quel “predestinandoci” del ver.5 – ma mi viene da sorridere se penso a come “riduco in briciole” temi e problemi immensi nella storia del cristianesimo! – enfatizza la larghezza assoluta dell’elezione divina, che dunque tiene strettamente intrecciate l’universalità e la preziosa particolarità della vicenda cristiana. Siamo chiamati dunque all’adozione figliale, dove i due termini non sono scindibili e dove l’uno non diminuisce ma arricchisce l’altro: siamo veramente figli e questo essere figli è il più grande regalo che, in Cristo, l’umanità ha ricevuto e riceve da Dio. Sarebbe bello saper comunicare questo, proprio a chi, essendo figlio “adottivo” per le vicende della sua vita, è esposto a sentirsi “meno figlio”: lo è molto, molto di più! E’ stato proprio “voluto”!
Ed ecco al ver.6 la direzione e l’esito del dono divino: la lode e la gloria a Lui per tutto il bene infinito che ci ha donato. La nostra preghiera di lode e di ringraziamento è l’apice dell’amante intimità che abbiamo presso il Padre.
Ma noi siamo povera gente! Siamo dei feriti. Siamo dei miseri peccatori. Ma siamo stati redenti dal sangue versato dal Signore Gesù (ver.7). I nostri peccati sono rimessi. Tutti i nostri peccati. Abbandoniamoci dunque con pace ad una grande, silenziosa, ammirata preghiera felice per l’opera di Dio in noi, e in tutti noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Stamattina le parole di S.Paolo mi invitano a pregare . E non potrei pregare se tu, Dio padre, non ci avessi benedetti, “con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.” La nostra lode può nascere solo dopo che ci scopriamo ricolmati di bene e di grazia da te! Solo quando intravvediamo un po’ di cielo nella terra di cui siamo impastati. In Cristo ci hai scelti, da sempre, in lui figli adottivi, cercati, voluti, amati tanto di più di quanto noi non amiamo i nostri figli, e sì che questo amore è grande! Signore, fa’ che in ogni momento della nostra vita quotidiana, nelle nostre grandi scelte, nelle nostre piccole scelte, teniamo presente sempre che tu ci hai scelto per primo, ci hai chiamato per essere “santi e immacolati al tuo cospetto nella carità”! E quando noi ci perdiamo, ci allontaniamo, abbiamo “la redenzione mediante il sangue di tuo figlio, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della tua grazia.” E’ questa la nostra chiamata, non una chiamata per superuomini e superdonne…ma la chiamata nella fragilità, nell’egoismo, nella limitatezza, nella precarietà delle nostre vite povere, nell’infinita distanza tra ciò che potremmo essere e ciò che siamo.
Iniziando a leggere la lettera che Paolo oggi ci scrive ho avuto subito l’impressione di una grande concretezza. Con il procedere del cammino della lectio ci stiamo sempre più addentrando dentro l’amore di Dio verso l’uomo.
Un Dio che benedice, sceglie, predestina, adotta, redime..tutta l’umanità..in Gesù.
Mi è sembrato di capire che l’uomo è immacolato proprio perchè ‘senza peccati’, che sono stato rimessi.
Personalmente non riesco proprio a vedere, arrivati a questo punto, come sia possibile uscirne.
Non resta nient’altro da fare, forse, che provare a collaborare. Farsi docili, obbedienti, piccoli,umili..
Se nemmeno il peccato raffredda l’amore del Signore ‘Chi ci separerà dunque dall’ amore di Cristo?’Rm 8,35.
Signore, tu mi scruti e mi conosci.
Penetri da lontano i miei pensieri.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Salmo 138