11 Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. 12 Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. 13 Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, 14 quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? 15 Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.
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Attenendosi alle immagini e al linguaggio del culto, l’autore ci fa capire la grandezza di ciò che Gesù, l’uomo di Nazaret, ha compiuto per noi. Egli “è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri”, cioè della realtà definitiva della salvezza: e noi siamo immersi in questa realtà. Ha attraversato “una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo”: questa tenda è il suo stesso corpo, la sua stessa persona, mediante la quale è entrato “una volta per sempre nel santuario”. E lì, nell’incontro col Padre, ha compiuto “una redenzione eterna”, una liberazione che ha fatto di tutti noi i figli e gli eredi del Regno. Non ha avuto bisogno del sangue dei sacrifici, poiché egli “mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio”: Questo è il mio corpo, che è dato per voi – così dicono le parole della Cena (dove non c’è il termine “sacrificio”). Siamo liberati dalle “opere morte”, cioè che producono morte, e siamo diventati collaboratori del Dio vivente!
Oggi la Parola del Signore ci dona la piena, esplicita e definitiva rivelazione del mistero della salvezza.
Siamo alla suprema illuminazione del disegno divino della salvezza di cui in questi giorni abbiamo visto le sue origini, il suo crescere e la sua pienezza che oggi possiamo contemplare e accogliere nella sua pienezza.
La “tenda” di cui il ver.11 riprende l’immagine è ora la “tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione”.
Essa è il vero “santuario”, nel quale è entrato non il sacerdote della Prima Alleanza, ma il Signore Gesù!! (ver.12).
Egli vi “entrò una volta per sempre non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna”!!
E’ evidentemente assoluta la differenza tra il sangue degli antichi sacrifici e il sangue del sacrificio d’amore di Gesù, il Figlio di Dio! Egli ha donato il suo sangue! Ha dato la sua vita per la salvezza di tutta l’umanità!
Qui si pone un interrogativo molto delicato: dunque questa divina potenza d’amore è assoluta e senza limiti? Oppure esige un pentimento?
E’ un passaggio per me molto delicato che volentieri mi fa estendere a voi l’interrogativo!
Anche perché al ver.14 intreccia il perdono divino con l’annuncio che il Signore “purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte”!! (ver.14).
Inoltre i salvati sembrano essere, al ver.15, “coloro che sono stati chiamati”. Questo implica anche la conversione? Preferisco che mi aiutiate voi a orientare il mio pensiero e la mia preghiera!
Dio ti benedica! Giovanni e Francesco, sempre piccolissimi davanti alla Parola del nostro carissimo Signore.