23Era dunque necessario che le cose raffiguranti le realtà celesti fossero purificate con tali mezzi; ma le stesse realtà celesti, poi, dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. 24Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. 25E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: 26in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. 27E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, 28così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
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Un’immagine suggestiva della spiritualità dell’Oriente cristiano parla del pianto di Adamo. Egli ha perso il paradiso per il dramma del peccato. Da allora cerca di rientrarvi, ma non trova la via e la porta del paradiso. Gesù, il nuovo Adamo, è venuto tra noi immergendosi totalmente nella vicenda umana, e, come uomo, è entrato “nel cielo stesso”(ver.24). L’ingresso del sommo sacerdote nel “santuario fatto da mani d’uomo”, ogni anno una sola volta all’anno, è figura e profezia del “sacrificio di se stesso” che Gesù ha compiuto “per annullare il peccato”(ver.26).
Mentre il sommo sacerdote vi entra “con sangue altrui”(ver.25), cioè con il sangue delle vittime sacrificali, Gesù, “dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza”(ver.28). Egli “non deve offrire se stesso più volte” come il sacerdote che lo deve fare ogni anno. Noi quindi oggi non offriamo sacrifici, ma celebriamo l’unico sacrificio di Gesù. Tale celebrazione è il cuore della nostra fede. E’ la fonte della speranza cristiana, perché non c’è male, non c’è peccato che non sia tolto per la potenza del suo sacrificio d’amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.