Le letture di domenica prossima 20 Maggio 2012,
Ascensione del Signore, sono:
At 1,1-11 Sal 46 Ef 4,1-13 Mc 16,15-20
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Marco 16,15-20

15In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

1) Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura: l’invio che fa Gesù dopo la sua risurrezione è molto diverso dal primo invio dei Dodici raccontato nei Vangeli: Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani (Mt 10,5). Adesso è un invio senza confini, a tutto il mondo e a tutte le creature. Il risorto non comanda agli apostoli di portare una nuova dottrina, ma di annunciare la buona notizia, l’invito a sperimentare una realtà nuova già presente nella storia.

2) Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato: l’annuncio del vangelo è offerta di salvezza, di riscatto della vita degli uomini. Non si tratta solo di comprendere con l’intelligenza, ma di aderire al vangelo con la propria volontà e il proprio cuore. Alla fede segue il battesimo, come segno esterno dell’adesione a Cristo e immersione nel mistero di salvezza che è il figlio di Dio morto e risorto.

3) Ma chi non crederà sarà condannato: l’alternativa è l’incredulità, la scelta di rifiutare l’offerta del vangelo. Non si tratta qui del giudizio alla fine dei tempi, ma del giudizio che nella vita presente viene operato dal vangelo.

4) Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: i segni che vengono citati si ritrovano negli Atti e accompagnano la predicazione degli apostoli. Solo in suo nome, per la potenza del Signore risorto, possono essere compiuti dai suoi discepoli. È singolare però che non si parli solo degli apostoli che Gesù sta inviando, ma in modo più largo di quelli che credono. A tutti i credenti sarà chiesto di essere testimoni del vangelo.

5) Il Signore Gesù: l’evangelista accosta i due termini, Signore Gesù. L’ascensione esprime nel modo più chiaro che l’uomo Gesù di Nazareth è il Signore, è Dio.

6) Dopo aver parlato con loro: ci si riferisce alle parole dette poco prima dell’ascensione, ma anche a tutto l’insegnamento di Gesù. Il vangelo secondo Gv ricorda che Gesù ha preparato i discepoli al suo ritorno al Padre: Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre… Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate (Gv 14,28-29).

7) Fu elevato in cielo: il verbo usato richiama il rapimento in cielo di Elia (2Re 2,11). Anche in quel racconto il profeta stava parlando con il suo discepolo Eliseo prima della salita al cielo.

8) E sedette alla destra di Dio: è un’immagine regale che richiama il Sal 109: Oracolo del Signore al mio signore: siedi alla mia destra. Il figlio dell’uomo, Gesù di Nazareth siede alla destra di Dio, il cielo è aperto, c’è una speranza di salvezza per tutti gli uomini.

9) Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro: con l’ascensione del Signore, il mandato del v 15 viene subito messo in atto, c’è una presa di responsabilità dei discepoli. Il Signore è salito al cielo, ma loro non sono soli. Sembra un paradosso, ma la presenza del Signore è più forte di prima e si manifesta nei segni, come Gesù aveva detto al v 17.

Atti 1,1-11

1Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi 2fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.

3Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. 4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: 5Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».

6Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». 7Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, 8ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».

9Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro 11e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

1) ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò: Luca utilizza un’espressione molto forte perché la parola fece traduce il primo verbo della Bibbia: In principio Dio creò [fece] il cielo e la terra (Gen 1,1). Infatti il Signore non era uno dei tanti maestri che insegnavano un imparaticcio ma insegnava ciò che aveva fatto: ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi (Cfr. Mc 1,22).

2) Fino al giorno in cui fu assunto in cielo: la parola assunto è la stessa usata per indicare la solennità liturgica del 15 agosto (Assunzione della B.V. Maria). È una voce verbale passiva e sottolinea che è il Padre a compiere l’azione. L’espressione a noi più consueta: Ascensione del Signore, fa riferimento al rito con il quale nella prima alleanza il sommo sacerdote entrava nel Santo dei Santi una volta all’anno per offrire sangue di animali per la purificazione del popolo. Ma il vero santuario è quello dei cieli dove il Cristo ascende [sale, entra] una sola volta come sacerdote unico e definitivo, grazie al sangue del proprio sacrificio (cfr. Eb 9,24-28).

3) Dopo aver dato disposizioni agli apostoli: sono i comandi di cui Gesù parlava nel Vangelo di domenica scorsa: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore (Gv 15,10).

4) Per mezzo dello Spirito Santo: lo Spirito è presente fin dalla Creazione: lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1,2). La sua presenza nei Vangeli e negli Atti degli apostoli (nel brano di oggi è citato tre volte) produce una Creazione nuova.

5) Mentre si trovava a tavola con essi: la mensa e la casa sono il luogo prediletto dal Signore.

6) Tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo: l’opera di salvezza è il rapporto personale e intimo con il Signore, secondo la grande profezia del profeta Ezechiele: … vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne (Ez 36,25s).

7) “Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?”: Dio è fedele alla promessa fatta a Davide: La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre (cfr. 2Sam 7,16) che troverà compimento nel regno di Dio annunciato dal Signore (cfr. v 3b).

8) Riceverete la forza dallo Spirito Santo : la missione della testimonianza è affidata agli Apostoli che riceveranno forza non da capacità o virtù mondane ma dalla presenza in loro dello Spirito che riceveranno nella Pentecoste.

9) E di me sarete testimoni: l’azione della Chiesa è verso tutti gli uomini come era già stato profetizzato in Israele: si dirà di Sion: L’uno e l’altro in essa sono nati e lui, l’Altissimo, la mantiene salda”. Il Signore registrerà nel libro dei popoli: “Là costui è nato (cfr. Sal 86,5-6).

10) Perché state a guardare il cielo? La passione, morte e risurrezione del Signore sono il culmine e la fonte della Storia della Salvezza e sono avvenuti in Gerusalemme. Eppure gli apostoli sono chiamati a lasciare subito la Città santa per annunciare il Vangelo fino ai confini della terra. Il Signore stesso aveva dato loro appuntamento su un monte della Galilea (cfr. Mt 28,16) che è la regione al nord della Palestina, Galilea della genti (cfr. Is 8,23b), terra di confine tra la Terra santa e gli sconfinati popoli in attesa della Parola di Dio.

Efesini 4,1-13

Fratelli, 1io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, 3avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.

4Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». 9Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.

11Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, 12per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

1) Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: il prigioniero Paolo, assomiglia a Gesù consegnato nelle mani di Ponzio Pilato. È una prigionia feconda: invece di intimorire, infonde coraggio. Desidero che sappiate fratelli come le mie vicende si siano volte piuttosto per il progresso del Vangelo, al punto che, in tutto il palazzo del pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo. In tal modo, la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, ancor più ardiscono annunciare senza timore la Parola.(Fil 1,12ss.)

2) Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto: avendo conosciuto la bontà di Dio, i discepoli sono esortati da Paolo a rispondere con carità, umiltà, mansuetudine e pazienza, alla santa chiamata che hanno ricevuto per puro dono Dio e non per capacità. Per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio,è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. Considerate infatti la vostra chiamata fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti,né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto …(1Cor1,24ss)

3) Un solo Dio e Padre di tutti,che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti: la speranza alla quale i discepoli di Paolo sono chiamati è quella di edificare un’unità tra loro così forte da formare un corpo che assomigli a Gesù. Anche gli apostoli, i profeti, gli evangelisti, i pastori e i maestri, sono posti come membra dello stesso corpo, che non può fare a meno di nessuno, specialmente delle parti più piccole: anche tramite loro opera Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti. In Gesù tutta la costruzione cresce ben ordinata, per essere tempio santo del Signore; in Lui anche voi venite edificati insieme, per diventare abitazione di Dio, per mezzo dello Spirito. (Ef 2,21).

SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE

Si potrebbe pensare all’Ascensione del Signore come ad una festa di trionfo. Addirittura ad una specie di “trionfalismo”. Ma la Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore ci presenta la festa come una ”festa severa”. Non perché porti con sé elementi di severità, ma al contrario: perché esige in modo severo la via e la testimonianza della speranza! Questo ci sarà molto evidente se avremo il tempo di ascoltare l’intero cap.16 di Marco del quale ascoltiamo a Messa gli ultimi versetti. Il versetto 14 di questo capitolo, e tutto questo capitolo della risurrezione di Gesù, è impressionante e persino imbarazzante per come ci costringe a constatare la povertà nella quale si colloca l’annuncio di Gesù. Così, l’ascensione di Gesù alla destra del Padre si mostra in tutta la sua grandezza, non certo come un evento trionfale, ma come una sfida alla povertà della nostra storia. Così mi pare vada ascoltata l’ammonizione che al ver. 11 del testo degli Atti l’Angelo rivolge ai discepoli: l’Ascensione del Signore al cielo non è l’atto finale di una marcia gloriosa, ma la sorgente del grande impegno della testimonianza evangelica. “Perché state a guardare il cielo?” L’Ascensione ci impegna a guardare in terra, all’umiltà e alla povertà della condizione umana, e quindi al compito di annunciare e testimoniare il Vangelo di Gesù!

Paolo tira le conseguenze di tutto questo, a partire da lui stesso: “io, prigioniero a motivo del Signore”. E quindi traccia le prospettive dell’esistenza cristiana: da una parte le prove e le fatiche della vita fraterna, che deve essere “degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace…”; dall’altra la responsabilità e l’impegno che scaturiscono dal dono ricevuto. Una responsabilità e un impegno che non è solo di alcuni, ma di tutti, perché Gesù è disceso su questa terra, ha visitato ogni condizione, ogni prigionia dell’esistenza umana, e ha dato doni a ciascuno e a tutti! Tutti siamo quindi chiamati “a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo”. Alla destra del Padre siede l’umanità, in Gesù, con tutte le nostre povertà. Nessuno può chiamarsi fuori gioco! È proibito non sperare.