1 Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dall’avere sconfitto i re e lo benedisse; 2a lui Abramodiede la decima di ogni cosa. Anzitutto il suo nome significa “re di giustizia”; poi è anche re di Salem, cioè “re di pace”. 3 Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre.
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Poichè Gesù è stato appena presentato dalla lettera agli Ebrei come sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek (Salmo 109, citato qui al cap. 6 vers. 20), ora la lettera procede nell’approfondimento della figura di Melchisedek.
Il testo di riferimento è il libro della Genesi al cap. 14, ai vers. 17-20: Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re. Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram… Ed egli diede a lui la decima di tutto.
Notiamo anzitutto che la lettera agli Ebrei attribuisce a Melchisedek e non al re di Sodoma l’essere andato incontro ad Abramo: in questo modo si mete in risalto l’avvenimento inaspettato di un Dio che, attraverso un uomo che è figura del Signore Gesù (“fatto simile al figlio di Dio”), viene incontro all’uomo.
In secondo luogo la lettera attribuisce ad Abramo l’azione di dare la decima a Melchisedek, mentre nel testo della Genesi questa può avere come soggetto anche Melchisedek: il significato del gesto verrà spiegato più avanti, nei versetti 4-10.
Sono molto belli i nomi di Melchisedek: re di giustizia e re di pace, che evidentemente richiamano i doni che porterà il Messia agli uomini.
Soprattutto, però, prevale il fatto che egli sia senza padre né madre: Gesù nel vangelo dirà di non chiamare nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il nostro Padre, quello celeste; così la figura di Melchisedek rimanda alla nostra origine e destinazione in Dio.
Infine, l’essere senza fine di vita è un segno della vittoria sulla morte, che il Risorto è venuto a donare all’uomo.
Il re e sacerdote Melkisedek che incontra bramo e riceve da lui la decima, è segno di Gesù. Il suo nome è “Re di giustizia”, ed è “Re di pace”. In Abramo, i suoi figli, cioè anche noi, incontrano quel re di cui abbiamo bisogno: il re di giustizia e di pace. In realtà il nostro re, Gesù, è re di giustizia e pace, perché, secondo S. Paolo, lui stesso è la nostra giustizia e la nostra pace. Noi possiamo avere la giustizia in lui, e in comunione con lui, abbiamo pace. Lui è il “sacerdote che dura in eterno” (v.3): abbiamo in Gesù una pace e giustizia che dura in eterno.
La “giustizia”, prima di Gesù comprendeva il giudizio del peccato e la morte del peccatore; dopo Gesù la “giustizia” è il perdono di Dio e la possibilità che ci è data di fare la sua volontà, e in questo modo è pace per noi. E il salmo canta ora in verità piena che “misericordia e verità si sono incontrate, giustizia e pace si sono baciate” (Sal 84:10).
Melkisedek, che qui è presentato come segno di Gesù, “offrì pane e vino”, dando così una anticipazione del dono che Gesù ci ha lasciato, la Eucarestia, il suo corpo e il suo sangue offerto in sacrificio, come via attraverso cui vengono date a noi e a tutti gli uomini la giustizia e la pace.